Al Museo Madre il maestro della fotografia Mimmo Jodice
(Mario Caldara) – Dopo la mostra fotografica del maestro Henri Cartier-Bresson (al PAN fino al 28 luglio), è la volta di un altro maestro indiscusso della fotografia, dalle radici napoletane e dalla grandezza mondiale, Mimmo Jodice. Attese 1960-2016, il titolo della sua mostra, è allestita al Museo Madre, che apre le porte all’arte di Jodice in tutti i suoi dettagli e sfumature, fino al 24 ottobre. La mostra include quasi tutta la produzione di Jodice, più di cento opere fotografiche che vanno a ripercorrere la sua straordinaria carriera e che mostrano i diversi fattori fondatori del suo stile e della sua vena artistica.
Il rapporto con la sua casa, il Mediterraneo, quello con la storia dell’arte, paragone tra metropoli e paesaggio naturale, oggetti comuni, natura morta, quotidianità, questi sono alcuni dei punti cardine della fotografia di Jodice, di cui ci si potrà innamorare a occhio nudo, vagando tra gli spazi del Madre e lasciandosi avvolgere pienamente da quel senso di arte che egli ha voluto catturare in modo istantaneo, trascendendo qualsiasi concetto di spazio e di tempo. La mostra, inoltre, include anche altre sezioni e sfaccettature della carriera e dell’animo artistico di Jodice. Una sezione è dedicata ai suoi lavori dal carattere sociale e di impegno civile, risalenti agli anni sessanta e settanta, che segnano la fase sperimentale della sua carriera. Un’altra sezione, poi, (ed è la prima volta in assoluto in una mostra di Jodice) è dedicata alle principali fonti di ispirazione del maestro, opere di altri artisti selezionate da lui stesso, che egli ha fotografato e da cui potranno essere colti riferimenti alla sua cifra stilistica. Tra questi, per esempio, la scultura in marmo bianco del Compagno di Ulisse e il busto in bronzo di Artemide sono senz’altro soggetti archeologici presenti nella sua produzione, figure evocate nei suoi scatti.
Un altro maestro, napoletano, internazionale (potendo vantare collaborazioni con altri “grandi”, Andy Warhol su tutti), su cui vale la pena soffermarsi, incantati e orgogliosi.
Foto di Giovanni Izzo
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