Carnevale è morto, viva Carnevale. Il lamento che si fa osceno
– La Lamentazione per Carnevale Morto è un rituale carnevalesco molto diffuso anche in Campania. A Marcianise come a San Marco Evangelista, Maddaloni, Arienzo e Tuoro, ma è una forma di teatro popolare estremamente conosciuta.
A Marcianise in un cortile il fantoccio di paglia rappresentante carnevale con tanto di abito e cappello viene adagiato su un catafalco. Tra le gambe del fantoccio un bottiglione di vino e delle salsicce. Intorno al “feretro”, alcune donne. Aria mesta e facce contrite. La rappresentazione è un immediato riferimento alla veglia funebre e quando una delle donne intona la sua lamentazione il riferimento alle prefiche e quindi ai rituali funebri si completa.
Carnevale è muorte pe’ nun vere’ ‘o sturte I’ gioia so chille mo more ‘e collera. È ovviamente solo l’inizio. Carnevale carnevaletto t’hanne mise ‘ngopp’’o cavalletto. Poi i canti diventano via via più ironici e sarcastici, in cui i riferimenti alimentari e sessuali, comunque grotteschi, si susseguono con maggiore intensità. E non può che essere così. La trasgressione carnevalesca ha proprio in queste tematiche la sua maggiore forza. Carnevale è muort e s’è magnate tutt ‘e sasicce. Oppure, Carnevale mio si’ muort grass e sole baccala’ mo me lasse. Si nomina l’innominabile, l’osceno e il proibito. Ovviamente la salsiccia tra le gambe del fantocccio non ha solo un significato alimentare. E questo consente una serie di dichiarazioni dove il doppio senso la fa da padrone. E molto spesso il doppio senso viene fatto completamente cadere: Carnevale è muorte ma ancora ritt ‘o ttene. Il processo di “umanizzazione” del Carnevale si completa poi con il conferimento del nome: Carnevale si chiamava Austine, ten’’e palle chine ‘e vine, oppure Carnevale si chiamava Vicienze ten ‘o pesce r’oro e ‘i pall ‘e argiente. Al termine delle lamentazioni frequentemente inizia una tammurriata: da qualche parte un tamburo comincia il ritmo, sostenuto dalle castagnette e la danza prende corpo.
In alcuni luoghi, come per esempio Montemarano, in Irpinia, la morte di Carnevale ha luogo non il Martedì Grasso ma la domenica successiva e si conclude con il falò purificatore su cui viene posto il fantoccio.
Una piccola nota antropologica: molti (e va ricordato il compianto Annibale Ruccello) hanno messo in relazione il Carnevale non solo con l’osceno alimentare o erotico ma soprattutto con l’osceno della morte. Una morte rituale che viene purificata dal fuoco e che prelude alla rinascita primaverile, in quella ciclicità tipica del mondo folklorico.
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