Casertavecchia. Cattedrale, dopo i lavori tornano gli affreschi
Claudio Sacco
– A Casertavecchia, la Cattedrale definita uno dei monumenti più significativi dell’architettura romanica dell’Italia meridionale, rappresenta oggi insieme con la Reggia vanvitelliana e il complesso del Belvedere di San Leucio, uno dei luoghi più visitati della città di Caserta.
Nel 2016 a causa delle infiltrazioni di acqua piovana, la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento, diretta dall’architetto Salvatore Buonomo (foto) ha iniziato un intervento di manutenzione straordinaria, che ha riguardato in particolare il manto di copertura, uno dei punti critici della fabbrica per effetto della particolare esposizione ai venti dominanti.
Le infiltrazioni verificatesi negli ultimi anni in corrispondenza dell’attacco tra la copertura della navata laterale destra e l’adiacente torre campanaria, avevano sensibilmente peggiorato lo stato di conservazione degli intonaci della cappella del fonte battesimale al punto da compromettere la lettura dell’affresco, datato XIV secolo, presente sulla porzione sommitale della controparete laterale destra.
Le operazioni di consolidamento e restauro della superficie affrescata della cappellina, iniziate a marzo di quest’anno sotto la sorveglianza e direzione di uno staff di funzionari della Soprintendenza (architetti Amalia Gioia, Gennaro Leva, ing. Oreste Graziano, dr.ssa Paola Coniglio, Italo Mustone) hanno permesso, mediante la riadesione delle porzioni distaccate di intonaco e la rimozione dei depositi superficiali, alla figura del San Michele Arcangelo, titolare della cattedrale, di riemergere con i particolari e i dettagli, ritenuti ormai persi, di angelo psicagogo, come la bilancia posta nella mano destra. Ma è stata l’esecuzione di tasselli di pulitura sulla porzione di intonaco polverizzato basamentale a dare al cantiere carattere di eccezionalità.
Le tassellature hanno consentito di riportare alla luce sul registro inferiore della parete una scena inedita raffigurante la morte di un prelato – verosimilmente un vescovo – deposto su un catafalco e attorniato da un corteo composto da figure maschili.
Un dettaglio iconografico particolarmente rilevante, ancora da decifrare a pieno, è offerto dalla presenza, nel registro superiore, di uno scheletro adagiato entro una tomba.
Malgrado le ampie aree lacunose, localizzate nella parte alta delle figure, tutte acefale ad eccezione di una, nel complesso, la qualità delle pitture superstiti è pienamente riconoscibile, e si manifesta nella caratterizzazione dei tratti somatici, che emerge, ad esempio, nell’unico volto conservato, quello dell’uomo all’estrema sinistra della raffigurazione, e nelle mani dei componenti del corteo funebre, le cui ombre sono ottenute con ampie pennellate colorate, dal rosso al nero. I caratteri dell’affresco consentono di anticipare la campagna pittorica della cappella, convenzionalmente datata dagli studi di settore al Trecento.
Il rinvenimento consente di cogliere nuovi aspetti e nuove stimolanti prospettive che ampliano la conoscenza della Cattedrale di Casertavecchia e ne sottolineano la singolare importanza sul piano sia storico che artistico.
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