Dalla Reggia al PAT, un “ritorno” a Caserta per Joseph Beuys
– «La rivoluzione siamo noi». L’affermazione di Joseph Beuys riecheggiò nel 1971 nella galleria di Lucio Amelio a Napoli. Il primo aprile 1980 il grande artista tedesco sarebbe tornato nello spazio di piazza dei Martiri per vedersi immortalato nei ritratti di Andy Warhol. Poi, nel 1981, tre mesi dopo il sisma, fu proprio Beuys, esponendo “Terremoto in palazzo” in galleria, ad aprire la strada alla collezione Terrae Motus. Questo a sintetizzare quanto importante e determinante sia stato il suo rapporto con Napoli e la Campania.
Va quindi accolta con un plauso l’inizitiva messa in campo dalla Compagnia della Città & Fabbrica Wojtyla, nell’occasione teatro in-stabile di innovazione della Città di Caserta. Venerdi 28 luglio dedicherà, con la partecipazione straordinaria di Vittorio Lucariello, un omaggio a Joseph Beuys partendo proprio dal titolo “La rivoluzione siamo noi”. La proposta è Tre Mondi Solitari, nuova drammaturgia itinerante di Patrizio Ranieri Ciu. I primi due appuntamenti saranno alla Reggia di Caserta, in occasione dell’apertura straordinaria serale: alle ore 19,45 l’incontro nella Sala del Trono, alle 20,15 negli spazi dove è allestita Terrae Motus. Il terzo appuntamento è alle ore 21,45 al PAT, il Palazzo delle Arti e del Teatro, al civico 239 di corso Trieste.
Tutto questo salderà la Reggia, che custodisce l’opera “Terremoto in palazzo” di Joseph Beuys, con il cuore della città di Caserta, lungo l’asse ortogonale a quello vanvitelliano. Il Mondo Che Era – Il Mondo Che È – Il Mondo Che Sarà, questi i titoli del percorso artistico che parte dalle stanze reali, attraversa Terrae Motus e si conclude al Palazzo delle Arti e del Teatro con il tradizionale spaghettacolo in attesa della mezzanotte.
E Patrizio Ciu racconta: «Tre mondi solitari, tre trappole poste nel corso del tempo dove non c’è soluzione se non l’inversione delle parti».
Lo spettacolo in realtà farà da anteprima della prossima commemorazione di Beuys a Caserta con la posa a settembre dell’Albero 7001 all’interno del giardino del Palazzo delle Arti e del Teatro. E questo sempre riprendendo un altro titolo a effetto dell’artista tedesco: “Le 7000 querce”.
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