La canzone di Zeza, il carnevale popolare in Campania è teatro

La canzone di Zeza, il carnevale popolare in Campania è teatro

Augusto Ferraiuolo

Schermata 2018-02-12 alle 11.01.44– Una delle rappresentazioni carnevalesche più diffuse in Campania è senza ombra di dubbio la Canzone di Zeza. Dall’Avellinese (in particolare Montemarano e Bellizzi Irpino) al Napoletano (Pomigliano e lo stesso capoluogo) via via fino al Casertano, dove era diffusa praticamente ovunque e dove, dopo un periodo di oblio, è tornata in auge.

La rappresentazione teatrale è interamente cantata ed è accompagnata da una banda musicale, dove spiccano, in genere, la grancassa e il trombone. Quattro personaggi si alternano nei possibili stage, dai cortili alle piazze, dalle strade ai locali. Sono Pulcinella (a Maddaloni si chiama Mariniello), sua moglie Zeza, la loro figlia Vicenzella e don Nicola, innamorato di Vicenzella. Il plot narrativo ruota intorno al padre che non vuole il matrimonio della figlia, mentre la madre farà di tutto per farlo svolgere. Il momento centrale lo si raggiunge quando Don Nicola ha un alterco con Pulcinella e lo riempie di botte. In qualche occasione Don Nicola non si limiterà a picchiare Pulcinella ma gli sparerà un colpo di fucile tra le gambe. Solo così il padre acconsentirà al matrimonio della figlia.

Simbolicamente è evidente il gioco della contrapposizione vecchio/nuovo, con il ribadire la continuità e la ciclicità. Molti studiosi, Roberto de Simone e Annabella Rossi su tutti, si sono soffermati sul tema del travestitismo, centrale per la Canzone di Zeza, dal momento che tutti i personaggi sono interpretati da uomini, anche se la probabilità che sia un retaggio del vecchio divieto imposto alle donne per recitare non è da escludere.

Se la Canzone di Zeza si diffonde a Napoli nel Seicento, in piena Commedia dell’Arte, va ricordato che verso la metà dell’Ottocento subisce una forte censura da parte delle autorità di Pubblica Sicurezza, per i contenuti e i linguaggi considerati osceni. Per questo motivo dall’area metropolitana si sposta verso l’interno, fino a raggiunge le colline dell’entroterra dove ancora oggi è centrale per le celebrazioni carnevalesche.

Una ultima curiosità, connessa al nome Zeza. È il diminutivo di Lucrezia, i cui tratti fondamentali sono l’essere pettegola e melliflua, dolce solo all’apparenza. E non è un caso se ancora oggi nel dialetto si usa l’espressione nun fa ‘a zeza, proprio a ridicolizzare atteggiamenti simili.

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Maria Beatrice Crisci
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Mi occupo di comunicazione, uffici stampa e pubbliche relazioni, in particolare per i rapporti con le testate giornalistiche (carta stampata, tv, radio e web).Sono giornalista professionista, responsabile della comunicazione per l'Ordine dei Commercialisti e l'Ordine dei Medici di Caserta. Collaboratrice de Il Mattino. Ho seguito come addetto stampa numerose manifestazioni e rassegne di livello nazionale e territoriale. Inoltre, mi piace sottolineare la mia esperienza, più che ventennale, nel mondo dell'informazione televisiva, come responsabile della redazione giornalistica di TelePrima, speaker e autrice di diversi programmi. Grazie al lavoro televisivo ho acquisito anche esperienza nelle tecniche di ripresa e di montaggio video, che mi hanno permesso di realizzare servizi, videoclip e spot pubblicitari visibili sulla mia pagina youtube. Come art promoter seguo alcune gallerie d'arte e collaboro con alcuni istituti scolastici in qualità di esperta esterna per i Laboratori di giornalismo. Nel 2009 ho vinto il premio giornalistico Città di Salerno.

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