Madre Teresa a venti anni dalla morte
Samuele Ciambriello
– Ad agosto, quando papa Francesco all’Angelus ha spiegato la grandezza del «Magnificat», è stato proprio impossibile non ripensare a Madre Teresa, della quale il prossimo 5 settembre ricorreranno i vent’anni dalla morte. Durante la sua vita, “madre” Teresa, è stata ammirata come icona universale di misericordia e di compassione per i più poveri, i più deboli, gli emarginati. Era semplice, umile, ma una vera mistica. Pensavo al Magnificat, perché il Magnificat è «un canto di lode a Dio – ha spiegato il Pontefice – che opera grandi cose attraverso le persone umili, sconosciute al mondo, come Maria stessa, come il suo sposo Giuseppe, e come anche il luogo in cui vivono, Nazareth». Già, l’umiltà. «Le grandi cose che Dio ha fatto con le persone umili! – ha esclamato papa Bergoglio – Le grandi cose che il Signore fa nel mondo con gli umili, perché l’umiltà è come un vuoto che lascia posto a Dio. L’umile è potente, perché umile, non perché forte. È questa la grandezza dell’umile, dell’umiltà».
Il 4 settembre 2016, nel proclamarla santa, papa Francesco diede voce al pensiero di milioni di persone, cattoliche e non: continueremo a chiamarla semplicemente “madre Teresa”. Martedì 5 settembre, la piccola matita di Dio, sarà festeggiata dai credenti e nel giorno della sua festività capiremo che l’unico criterio di azione è l’amore libero, gratuito, disinteressato, svincolato da ogni ideologia. Uno stile da adottare nelle scelte decisive della nostra vita, come anche nei piccoli gesti di vita quotidiana.
“I thirst” (ho sete), c’è scritto sul crocifisso della Casa Madre e in ogni cappella – in ogni parte del mondo – di ogni casa della famiglia religiosa di Madre Teresa.
Questa frase, il grido dolente di Gesù sulla croce che le era rimbombato nel cuore la fatidica sera della “seconda chiamata”, costituisce la chiave della sua spiritualità.
Ha convertito tanti, anche personaggi famosi, alla comunione con l’umanità, ha avuto un atteggiamento inclusivo con le altri fedi religiose, ha insegnato ai potenti come avere la pace nel cuore e la purezza d’azione. Madre Teresa un giorno disse alla principessa Diana:” Se vuoi salvare i tuoi figli fai conoscere loro la povertà, portali a dare affetto a chi è disperato, a chi soffre. Accompagnali sotto i ponti del Tamigi, dove dormono i senzatetto al freddo…” Qualcuno sostiene che Diana lo fece davvero.
A vent’anni dalla morte (5 settembre 1997) e nel primo anniversario della sua canonizzazione, martedì prossimo, nel giorno della sua memoria liturgica, a Pristina, oggi capitale del Kosovo, varrà consacrata la cattedrale-santuario che le è stata dedicata.
Ecco il Magnificat, una disponibilità di misericordia e compassione, di “sia fatta la volontà di Dio,” di condivisione.Roba da grandi santi. Però, se non possiamo essere come Madre Teresa, almeno dovremmo imparare a provarci, nel nostro piccolo, in ogni piccolo gesto d’amore quotidiano, non nei grandi gesti eroici.
In vista dell’imminente quinta “Giornata internazionale della Carità”, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2012, che viene celebrata dal 2013 il 5 settembre di ogni anno, giorno della ricorrenza della morte di Madre Teresa di Calcutta, vorrei richiamare tutti gli operatori e volontari delle strutture e servizi sia diocesani che parrocchiali , tutte le persone di buona volontà, tuti coloro che fanno politica per passione e non per mestiere, a riflettere su questa significativa Giornata. Essa, quest’anno, assume un duplice particolare valore sia per la ricorrenza del 20° anniversario del ritorno alla Casa del Padre di Madre Teresa, sia perché papa Francesco ha indetto per il prossimo 19 novembre la prima Giornata mondiale dei Poveri, per i quali la stessa Santa di Calcutta nel servirli totalmente ha fondato e rafforzato la sua grande fede in Dio.
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