Reggia, entra la coppia sovrana Marco Lodola – Giovanna Fra
– «Tempus – Time» è il titolo della mostra di Marco Lodola e Giovanna Fra a cura di Luca Beatrice che sarà inaugurata alla Reggia di Caserta il 14 giugno per poi restare aperta fino al 15 settembre. La conferenza stampa si terrà mercoledì 13 giugno alle ore 18.
In realtà era già previsto da un anno che Marco Lodola esponesse alla Reggia di Caserta, ma è cambiato il progetto. Lo ha ricordato Enzo Battarra sul quotidiano Il Mattino: «La notizia era già trapelata ed era stata riportata dalla stampa nella scorsa estate. Ad alimentarla anche lo stesso artista che ad agosto aveva pubblicato la foto del progetto di intervento luminoso sulla facciata della Reggia di Caserta, sia sul suo profilo Facebook sia in un tweet, indicando il titolo in inglese: «The house of the rising sun». Ovvero la casa del sole che sorge».
L’esposizione che aprirà il 14 giugno è organizzata da Mary Farina, anche ideatrice del progetto, e da Augusto Ozzella, con la collaborazione della galleria Deodato Arte, e gode del patrocinio del Comune di Caserta, del Madre – Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee e di Confindustria Caserta. Il titolo della mostra è un voluto riferimento al trait d’union che Marco Lodola e Giovanna Fra, grazie alle loro opere, creano fra il tempus, la dimensione temporale legata all’antichità, al classico, alla storica sede espositiva e il time, sintesi del mondo contemporaneo.
La Reggia di Caserta, la residenza reale più grande del mondo, accoglie il percorso espositivo composto da una selezione di opere dei due artisti, che dall’ingresso si snoda negli spazi interni, nel parco reale, fino ad arrivare agli appartamenti del piano nobile. L’immenso parco della sontuosa villa, nel raggio di un chilometro, è punteggiato da oltre venti monumentali sculture luminose di Marco Lodola che rappresentano alcuni dei suoi soggetti tipici, uomini e donne, ballerini, danzatrici, animali, figure reali e immaginarie, che metaforicamente partecipano a una festa di corte. Questi lavori, oltre al forte impatto creato grazie alla loro imponenza e alla vivacità dei colori, si caratterizzano per la loro peculiarità: l’emanare luce, che genera dinamismo, potenza, vitalità; qualità che non riguardano solamente le opere in sé, ma che vengono trasmesse anche all’ambiente circostante.
Le installazioni di Lodola appaiono in grande sintonia con le tele di Giovanna Fra che accolgono il visitatore negli appartamenti reali e, caratterizzate da un forte cromatismo, incarnano perfettamente quell’arte contemporanea in cui la contaminazione di tecniche e la sperimentazione sono elementi imprescindibili. L’artista si misura con lo spazio interno e l’architettura vanvitelliana, reinterpretando nelle sue opere i motivi decorativi settecenteschi, arazzi, carte da parati, arredi barocchi e neoclassici, attraverso il linguaggio segnico, costituito da tracce di colore dalle forme imprevedibili e uniche, da textures astratte che si intrecciano con le trame del supporto digitale. I suoi lavori di matrice informale abbandonano infatti i mezzi tradizionali e, partendo da frame fotografici stampati su tela, Giovanna Fra arriva al risultato finale, percorrendo un cammino a ritroso, che la conduce a terminare l’opera con delle pennellate tradizionali, un’ulteriore dimostrazione del legame fra tempus e time e nel caso specifico del “passaggio da time a tempus”.
Seppure provenienti da formazioni diverse i lavori di Marco Lodola e Giovanna Fra creano un profondo dialogo e si completano vicendevolmente, ma soprattutto instaurano un forte legame con il luogo che li ospita. Luca Beatrice scrive nel testo dedicato alla mostra: “Dialogare con stucchi, decorazioni, pitture di genere e, soprattutto, con un’architettura di inestimabile pregio può costituire infatti una sfida ardua eppure affascinante per gli artisti contemporanei, a partire dall’utilizzo di materiali anomali che solo da poco sono entrati nel novero appunto dell’artisticità. Senza contare volumi, cubature e l’immensità di un parco che farebbe spaventare chiunque”.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Skira, con un vasto repertorio di immagini, il testodel curatore Luca Beatrice e numerosi interventi fra cui quelli di Renzo Arbore, Aldo Busi, Lorenzo “Jovanotti” Cherubini, Piero Chiambretti, Roberto D’Agostino, Salvatore Esposito, Ciro Ferrara, Antonio Stash Fiordispino, Enzo Iacchetti, Max Pezzali, Andrea Pezzi, Red Ronnie e di critici illustri quali Achille Bonito Oliva, Philippe Daverio, Gillo Dorfles, Martina Corgnati, Vittorio Sgarbi.
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