San Valentino, il martire ucciso dopo aver celebrato le nozze
Augusto Ferraiuolo
– La svolta nelle celebrazioni di San Valentino da martire a patrono degli innamoramenti avviene agli inizi del quindicesimo secolo. Prima, San Valentino veniva celebrato, come tantissimi altri santi, per il suo martirio e per le sue cure miracolose, non per il suo collegamento con l’amore. Tra l’altro almeno una dozzina di martiri della chiesa antica a nome Valentino avevano raggiunto la santità, come ricordato nelle agiografie altomedievali. Quello a cui si fa riferimento è Valentino, vescovo di Terni. Durante la sua evangelizzazione a Roma, viene arrestato e quindi giustiziato il 14 febbraio del 273. La leggenda vuole che sarebbe stato giustiziato per aver celebrato il matrimonio tra una cristiana e un pagano. E’ il grande poeta inglese Geoffry Chaucer, l’autore dei Racconti di Canterbury, all’inizio del XV secolo, a favorire la creazione di questa tradizione. Infatti, c’è un verso del suo Parliament of Fouls che recita: “on seynt Volantynys day When euery byrd comyth there to chese his mate” (nel giorno di San Valentino quando ogni Uccello sceglie il proprio compagno). La tradizione di celebrare San Valentino e gli innamorati viene poi ribadita nel corso dei secoli, da autori altrettanto importanti come John Gower (XV secolo) e Ben Johnson (XVII secolo). È probabile che uno dei motivi per questa straordinaria diffusione della festa sia da collegarsi sulla credenza popolare che San Valentino sia l’unico santo a condannare il celibato. Durante la festa uno dei rituali consistenza nel divinare, attraverso forme diverse, il futuro marito o la futura moglie.
La prima forma scritta di quelle che poi diventeranno famose come Valentine’s Cards è datata 1415. E’ il Duca di Orleans, prigioniero nella Torre di Londra dopo la sconfitta di Agincourt, che scrive alla sua amata: “Je suis desja d’amour tanné, Ma tres doulce Valentinée” (Sono già malato d’amore, mia dolcissima Valentina”. Ma la festa come la intendiamo oggi ha una radice storica diversa, precisamente negli Stati Uniti. Fino al 1840 la festa è praticamente sconosciuta negli States, fatto salvo qualche probabile reminiscenza del rituale inglese. La svolta avviene attraverso una combinazione in cui gli aspetti economici, rituali, di genere e connessi alla cultura materiale si intrecciano improvvisamente e in modo esplosivo. È il fenomeno delle Valentines, le cartoline di auguri.
Se fino al 1830 la produzione delle cartoline si aggiravano intorno alle 20.000, nel 1840 raddoppia e velocemente si moltiplica negli anni successivi. Nel 1847, nella sola città di New York, vengono spedite 47.000 cartoline di auguri. Questo incremento è sospinto dall’ideale di amore romantico sposato dalla middle-class americana e dagli interventi massicci in termini di produzione commerciale. Giganti commerciali come Hallmark espandono i propri profitti in maniera esponenziale fino ad arrivare ai quasi 20 miliardi di dollari del 2016. Quello a cui assistiamo oggi è un ulteriore passo avanti di questo processo di commercializzazione, laddove il mercato globale spinge per una diffusione ben oltre i confini anglosassoni. Una precisazione finale: il desiderio di fare chiarezza storica e culturale non va confuso con una possibile critica negativa del fenomeno. È semplicemente uno sforzo verso una demitizzazione, spero salutare.
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