Sorella Africa in prima pagina, Il Sole 24 ore celebra suor Rita
– A Caserta è la “buona samaritana” di tante donne sfruttate e violate da criminali e aguzzini senza scrupoli, donne migranti in situazioni di difficoltà, sole o con figli. Fare del bene agli altri, dunque, come dono supremo di Dio. Questa è la missione di suor Rita Giaretta, 62 anni, vicentina di nascita ma casertana d’adozione, dell’ordine delle Orsoline del Sacro Cuore di Maria. Il Sole 24 Ore nell’edizione di domenica 22 luglio le dedica, con un richiamo in prima pagina, un ampio e bell’articolo a firma di Paolo Bricco dal titolo: “La silenziosa lotta alla schiavitù di strada di Suor Rita, Sorella Africa”. L’articolista scrive: “Nel carisma di Suor Rita non si trova traccia di autocompiacimento. La sua spiritualità nasce dall’amore semplice e dal servizio concreto per gli altri”.
Nel capoluogo di Terra di Lavoro, suor Rita fonda Casa Rut, una comunità di suore orsoline arrivate nel 1995 da Vicenza a Caserta, accolte dall’allora vescovo monsignor Nogaro, con un sogno: occuparsi delle donne in difficoltà soprattutto immigrate, che vivono in una condizione di invisibilità e di precarietà sociale e umana. Dopo il lavoro nelle carceri, sulle strade del litorale domizio, le suore hanno aperto una Casa di accoglienza per donne in difficoltà. Casa Rut da allora è un luogo in cui si respira un’aria di famiglia, in cui c’è la presa in carico della vita delle donne da parte di altre donne che hanno a cuore il loro destino, che si occupano di loro e dei loro bambini anche dopo la fine del percorso di accoglienza previsto per legge. Tantissime le ragazze accolte fino ad oggi, tante sono state vittime della tratta di esseri umani, una delle più gravi violazioni dei diritti fondamentali della persona. Suor Rita spesso ha raccontato: «La violenza che subiscono in quanto donne, vederle violate nella loro dignità e sfruttate mi procura un grandissimo dolore. Al contempo, però, avverto la grande chiamata del Dio che si fa salvezza per aiutare proprio queste persone. Vedere quei volti abbruttiti e deturpati dal dolore e dalla violenza tanto da non apparire nemmeno volti umani mi fa pensare a Gesù che andava incontro alla Croce così sfigurato da non sembrare nemmeno più un uomo. Il “miracolo” tuttavia si ripete sempre: questi volti rifioriscono, si aprono alla vita e al sorriso. Non c’è gioia più grande che vedere questo e quanto è bello il Vangelo della vita e della speranza».
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