Abbuffate natalizie? No problem! Manuale di sopravvivenza
Armando D’Orta *
– È la settimana di Natale e, nel momento in cui scrivo quest’articolo, il mio ambulatorio di nutrizione è quasi vuoto. Ma se apro la mia agenda al giorno 2 gennaio, risulta che ho ben trenta appuntamenti. Come se non bastasse, il mio Facebook è pieno di richieste di persone disperate, tormentate, che invocano una sorta di aiuto miracoloso e “preventivo”: esse sanno già che nel calvario alimentare natalizio dovranno lottare contro un nemico troppo forte, troppo astuto, forse invincibile. È infatti noto in letteratura che nessuno sia mai sopravvissuto alle orde luciferine di Capitan Panettone e dei suoi luogotenenti. Ecco, cari amici. Potrei suggerirvi di mangiare con moderazione, oppure farvi una ramanzina ricordandovi che dovevate pensarci prima a mettervi in forma. Potrei in ultima analisi mostrarvi qui la famosa “Dieta di Natale”, antica pratica aborigena utilizzata sull’isola di Pasqua come rituale catartico e propiziatorio.
Ma in realtà e aggiungerei purtroppo, una vera e propria soluzione non c’è. Tuttavia, chi vi scrive nasconde dietro una facciata superficiale di medico e di biologo, quella di un attento cultore della tradizione natalizia, depositario di comprovata e significativa esperienza (ormai quasi ventennale), essendo sopravvissuto quasi indenne a molti Natali. Chi potrebbe dire altrettanto? Vi lascio dunque qui i cinque punti principali estratti dal mio “MUSIN” (n.d.t. Manuale di Sopravvivenza Urbana all’Iperfagia Natalizia), sono certo che vi aiuterà. Prima di tutto tranquillizziamoci un po’. Per quanto si possa mangiare in una settimana, buona parte dei chili che troverete in più sulla bilancia saranno non di grasso, bensì di acqua. Ciò è dovuto al meccanismo parafisiologico di ritenzione idrica dovuta all’eccesso di carboidrati (farinacei panetton-derivati) e sodio (fritture ed abuso di frutta secca). La buona notizia è che sparirà gradualmente dopo che riprenderete la vostra abituale alimentazione. Quella cattiva è che se siete cardiopatici, diabetici o affetti da obesità grave, questo meccanismo può scompensarvi: gli accessi al pronto soccorso subiscono infatti sempre un brusco rialzo nelle ore immediatamente successive ad uno o più “cenoni”. Quindi, per cortesia, state attenti. Eliminate gli “antipasti” dai vostri menù: partite direttamente col “primo piatto”. L’esperienza di questo utile monito viene non già dal Natale, ma da un’altra calamità che affligge l’uomo moderno: il matrimonio. Tradizione vuole che il giovane (o meno giovane) italiano, dopo aver ricevuto l’invito a una festa nuziale, per qualche motivo ancora oscuro alla scienza cominci a digiunare già 48 ore prima. Questo comportamento tribale farà dunque sì che l’istinto di sopravvivenza gli imponga di divorare la prima cosa commestibile a tiro, come se non ci fosse un domani, nel più breve tempo possibile. Tutto ciò si riproduce anche durante il “cenone”, prima ancora di sederci a tavola,siamo già pieni, trasformando le successive portate in stazioni della Via Crucis (curiosità, tale fenomeno ha anche un nome: Genotipo Parsimonioso. Ad esso dobbiamo anche la trasformazione di una normale comunità di uomini in un branco di polli starnazzanti e senza dignità se messi di fronte a un cosiddetto “buffet”). Non digiunate, né sottoponetevi a diete estreme dopo le abbuffate. Questo comportamento scatenerà una curiosa risposta ormonale, che risale a circa mezzo milione di anni fa: il vostro cervello, dovendo gestire un improvviso periodo di carestia dopo giorni di abbondanza alimentare, farà di tutto per attivare antichissimi meccanismi di risparmio ormonale. Egli infatti non sa che è semplicemente la vigilia di Natale, penserà invece che il raccolto è andato male, oppure che la tribù nemica ha razziato tutte le provviste, o che una tempesta ha distrutto persino il villaggio. Da un punto di vista evolutivo, infatti, la risposta ormonale umana allo stress è ancora tarata sull’età della pietra. Attacco e fuga, mangia o muori. Insomma una roba un po’ triste, altro che Natale.
Alimentatevi dunque nei pasti precedenti o successivi alle abbuffate con un po’ di frutta, un brodo vegetale o un passato di verdure. Ma niente digiuno, mi raccomando. Ve lo impone la genetica.
Nunc est bibendum, dicevano i latini, che, tradotto in lingua italica corrente, potrebbe risultare più o meno come “domani forse moriremo, meglio schiattare a tavola” o come meglio direbbe in lingua borbonica il buon Ciro di Marzio di Gomorra, in occasione del Santo Natale: “mo’ ci ripigliamm tutt chell ch’è ‘o nuost”. Cosa vuol dire? Vuol dire che mangiate quando dovete mangiare, anche tanto. Ma poi fate sparire la roba da casa. Uno o due cenoni non saranno alcun problema. Se però cominciate a mangiucchiare tutti i giorni dal 20 dicembre al 7 gennaio saranno dolori.
Okay, avete messo dieci chili. Vi sentite così gonfi che le querce secolari vi fanno invidia. Bene, non tutto è perduto, forse è giunto il momento di dare una svolta alla vostra vita. Per l’anno nuovo fatevi seguire da un professionista della nutrizione e già che ci siete smettete anche di fumare.
Buon Natale a tutti!
* Nutrizionista
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