Aggressioni ai sanitari, la medicina che manca è la cultura
– Ha ragione la presidente dell’Ordine provinciale dei medici-chirurghi e degli odontoiatri di Caserta Maria Erminia Bottiglieri quando dichiara: «Io vedo anche una perdita di quel rapporto fiduciario, di quella relazione medico-paziente che una volta caratterizzava la nostra professione. Dobbiamo tutti, istituzioni, cittadini e operatori sanitari, lavorare per recuperare questo rapporto e ridare il giusto peso e valore a quella che è una delle professioni più belle del mondo”.
L’ennesimo episodio di aggressione al personale sanitario, verificatosi al pronto soccorso dell’ospedale di Marcianise, vittima una dottoressa nel pieno esercizio del suo lavoro, rappresenta certamente un fatto di cronaca rilevante, ma è anche il segno di un cambiamento dei tempi, probabilmente di un imbarbarimento dei rapporti umani e sociali. Ma viene la voglia di spingersi oltre. È tale la desertificazione culturale da togliere alle persone anche l’acume strategico di non indispettire o addirittura malmenare colei o colui che starebbe per prendersi cura di loro. E allora l’ulteriore aggressione di Marcianise è la punta di un iceberg di insoddisfazione ma anche di insofferenza di un’utenza che chiede salute. Per questo Ondawebtv segnala un tale fatto di cronaca, proprio per aprire una riflessione su quello che dovrebbe essere un rapporto fiduciario tra medico e paziente, un patto per la salute che ormai si sta sempre più sgretolando. Colpa dei medici, anche. Colpa di chi organizza la sanità, anche. Colpa di un’overdose di diritti, anche. Colpa della stampa, anche. Colpa della scuola, anche. Colpe, più colpe, più colpe.
La prima medicina, allora, non può che essere la cultura, la coscienza e l’interpretazione dei propri ruoli nei modi e nei tempi giusti, corretti. Ognuno si prenda le proprie responsabilità, perché in questa vicenda di Marcianise come in tutte le altre troppi hanno fallito.
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