Al San Carlo un benvenuto speciale per gli immigrati
(Mario Caldara) – Domani martedì 28 febbraio alle ore 18 il Teatro San Carlo aprirà le porte ad ospiti speciali. 1300 immigrati sono attesi tra le mura storiche di uno dei teatri più grandi e importanti del mondo per un’iniziativa che, al giorno d’oggi, pare cosa rara e che dà uno schiaffo morale al distacco e all’incomprensione, attualmente, dilaganti come una nube di gas. Gli immigrati assisteranno a un concerto dedicato unicamente a loro, organizzato nell’ambito del progetto culturale «Arte e Accoglienza», dall’Associazione Antirazzista Interetnica «3 Febbraio» e da altre associazioni del territorio che concentrato i propri sforzi su un tema che scotta, come lo è l’accoglienza. Invitati, oltre agli immigrati, anche la gente che, anche con la sola presenza, vuol dimostrare sensibilità, solidarietà e, al contempo, scacciare lo spettro del razzismo.
È un legame forte, quello tra Napoli e il teatro San Carlo, sorretto dai secoli, che mira ad abbattere qualsiasi barriera. E, di barriere, oggi, pare che se ne vogliano alzare sempre di più. Uomini potenti che vogliono costruire muri, pensando che isolarsi dal resto del pianeta, sia la soluzione migliore, così come identificare il male in un determinato colore della pelle, in una razza, in un paese di provenienza: di storie come queste se ne sentono tutti i giorni, un’attualità raccapricciante. Se ci si riflette, invece, sono proprio le generalizzazioni a incarnare il male della società odierna.
Esse non permettono di essere lucidi dinanzi ai problemi, di guardare le cose dalla giusta prospettiva, alimentando pregiudizi e diffidenza. Napoli, per i suoi problemi, e nonostante la bellezza che offre, è una città accerchiata da pregiudizi. Non è fuori luogo credere che potrebbe essere proprio questo fatto a permetterle di vivere la “situazione immigrazione” con estrema sensibilità. Napoli non volta le spalle e non finge di non vedere. Al contrario, tende il braccio agli immigrati e apre loro le porte di uno dei propri gioielli, luogo di storia, d’arte, di cultura, tre colonne che la sorreggono. È senz’altro simbolico: loro non devono sentirsi corpi estranei, diversi, bensì parte integrante di una comunità, quella napoletana, ingranaggi fondamentali come tutti, senza discriminazioni o alcuna sorta di differenza legata alla provenienza. È un progetto complicato ma non irrealizzabile. Partendo dai centri di accoglienza e dalla loro gestione, l’integrazione degli immigrati può rivelarsi un successo, soprattutto con la necessaria apertura mentale, sia di chi è ai vertici sia di chi è ai “livelli inferiori”. Intanto il San Carlo è pronto “a suonare”, “a cantare” e a dare il benvenuto a chi, per fortuna, è scampato alla morte.
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