Alessandra Asuni al Civico 14 chiude la stagione teatrale
Marco Cutillo
– Luci spente, buio, tredici candele disposte in riga sul palco. Un occhio di bue, silenzio, dalla quinta di sinistra entra una donna con una sedia tra le mani. La sedia è molto piccola, di quelle intagliate, antiche, come quelle che si vedevano a casa dei nonni. Alessandra Asuni afferra una candela ed inizia a raccontare. “Stanza segreta” è lo spettacolo che ha chiuso la stagione teatrale del Teatro Civico 14. Uno spettacolo fatto di perle, che si dispongono lungo il filo della trama, e si sommano in una collana di ricordi. Ogni momento rievocato dall’Asuni si conclude con l’accensione di una candela, trovando così una nuova collocazione nel tempo. La fiamma che illumina la memoria conferisce una forma e uno spazio, a ciò che forma e spazio non aveva più.
Il racconto è autobiografico. Nasce dall’incontro dell’artista con una donna dai poteri magici e taumaturgici, vissuta nel Sud degli anni ’70. Zia Peppina, così veniva chiamata Giuseppina Gonnella, è stata colei che ha rievocato, nell’Asuni, la serie di memorabilia di cui lo spettacolo si compone. Sullo sfondo si vedono due pannelli bianchi, metafora di un quaderno aperto, sui cui vengono proiettate le immagini che l’artista descrive. Non ci sono zone d’ombra, luoghi grigi in cui lo spettatore può ripararsi. L’invito a prendere posizione è costante. Essere o non essere. Credere o non credere. Il padre cacciatore o la figlia che non mangia selvaggina. E ciò che stupisce maggiormente, è la libertà che l’artista concede. Nel portare in scena il proprio passato, fatto di gesti ancestrali, sogni e paure, l’unica strada che propone Alessandra Asuni è quella della scelta. Scegliere, non importa cosa, nonostante tutto.
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