Arte, Centometriquadri trasformati in “stanze della memoria”
– Double solo show alla galleria Centometriquadri Arte Contemporanea di Santa Maria Capua Vetere. Le due artiste sono Lucia Lamberti e Deborah Napolitano. Nelle intime stanze della memoria è il titolo scelto dal curatore Antonello Tolve. Inaugurazione venerdì 18 alle 19.
Le parole di Antonello Tolve: «Nelle intime stanze della memoria propone due modus operandi – si tratta infatti di una doppia personale che vede in dialogo il lavoro di Lucia Lamberti e Deborah Napolitano – che azzannano le maglie del reale per reificarlo e riportarlo nell’ambito dell’artistico, lasciando viva però la traccia della presa, del morso, dello sguardo attento a cogliere tutti quegli stimoli di una realtà scivolosa, di una quotidianità in corsa, contingente, fuggitiva. Nel suo aspetto più ampio, la mostra è riflessione sul dato memoriale, sulla lingua di un tempo di passaggio che non sempre registra appieno e che a volte tralascia, attende che le cose si riaffaccino come sbiadita cronaca di qualcosa, ricuce labili brandelli di un è stato che torna, che evolve, che si manifesta con un volto nuovo, inedito».
E prosegue: «Operando su una serie di vicende personali o su tematiche comunitarie reperite dalla banca dati interattiva, Lucia Lamberti ricalcola sì dal 2006 le smagliature del tessuto visivo contemporaneo, percorrendo criticamente alcune trame patologiche dell’immaginario collettivo per proporre un atteggiamento interpretativo atto a generare riferimenti gnoseologici o a ritrovare un’arteria profanatrice dove l’elemento sacrilego è il presupposto valutativo dell’uomo moderno di fronte al marasma d’immagini e di rumori che si dislocano tra le parabole dell’attualità. Quasi come una autobiografia, un riflusso metafisico che sfugge al tempo per farsi corpus sovrastorico e sovratemporale, il lavoro di Deborah Napolitano si concentra su una serie di formule linguistiche che recuperano la tradizione ceramica vietrese, nutrita di flessioni nordiche, per soppiantarle nell’ambito di una progettualità altamente aperta all’ironia e alla defunzionalizzazione di oggetti consueti quali sedie (spinate), piantine (micce), elmi di antichi guerrieri che hanno perso la voce per salutare una rosa, guanti cromaticamente pop e uova misteriose».
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