Azienda Iemma, la Parthenope la sceglie come fonte di ricerca
-Una bella storia iniziata con un’antica amicizia trasformatasi poi, negli anni, in un fruttuoso sodalizio professionale tra il Dipartimento di Studi Economici e Giuridici, il Dottorato di ricerca in Eurolinguaggi e Terminologie Specialistiche dell’Università Parthenope di Napoli e l’Azienda Cesare Giulio Iemma di Torre Lupara, Pastorano di Caserta che ha una storia ancora più antica. Risale, infatti, agli anni ’80 quando tre fratelli, Giuseppe, Alfredo e Cesare, figli di Ugo Iemma, proseguendo la tradizione familiare si occuparono il primo delle attività zootecniche, il secondo della trasformazione industriale del latte di bufala e il terzo dell’azienda agricola Torre Lupara. Il loro impegno si è tradotto non solo nella distribuzione della mozzarella di bufala nel mondo, ma nell’essere pionieri nell’introdurre per primi, nel processo di trasformazione, la filatrice e la formatrice meccanica. Questa storia si intreccia con quella di Manuela Vigliotta, brillante laureata Parthenope che cura da diversi anni le attività della fattoria didattica dell’azienda, promuovendo la conoscenza delle nostre tradizioni e del nostro territorio nel mondo ed è in questo frangente che la mission dell’azienda incrocia quella del noto ateneo napoletano, prima con una pubblicazione scientifica, Il prodotto agroalimentare campano. Tra lingua, cultura e tradizione, curata da Claudio Grimaldi, docente della Parthenope e ottenendo, successivamente, grazie ad un partenariato, nell’ambito del Programma Operativo Nazionale Ricerca e Innovazione 2014-2020, due borse di studio per due dottorandi, uno di linguistica francese, Massimiliano Marino e una di linguistica inglese, Sara Celiento. “Il nostro lavoro ci impegna a prenderci quotidianamente cura della terra, degli animali e del cibo, insomma della vita. Ed è in quest’ottica che siamo fieri di contribuire, con il nostro operato, alla sensibilizzazione di un vivere consapevole e rispettoso della madre terra, degli animali e della vita”, spiega Vigliotta. “Nello specifico il tema della ricerca, ovvero l’utilizzo delle digital humanities per l’internazionalizzazione delle aziende agroalimentari, si coniuga con due aree di specializzazione regionali della Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente, ovvero l’agrifood e le tecnologie per il patrimonio culturale. Il prodotto agroalimentare è, difatti, da intendere quale patrimonio legato alle conoscenze delle attività, tecniche e professioni che attorno ad esso gravitano, configurandosi come una fonte di primaria rilevanza per ricostruire la storia del territorio e far luce sull’evoluzione e sulle dinamiche storiche che hanno determinato, a fasi alterne, la distribuzione, veicolata dai processi di marketing e di comunicazione, di tali prodotti sul mercato nazionale e, soprattutto, internazionale”, conclude Antonio Garofalo, pro-rettore alla Didattica e agli Affari Istituzionali della Parthenope.
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