Benvenuti al Sud! Le madri di Capua e la terra del matriarcato
– Scriveva Paolo Rumiz, nel suo libro dedicato all’Appia, che una volta varcati gli antichi confini dello Stato Pontificio si entrava non soltanto in quello che un tempo era il Regno delle Due Sicilie, ma nel territorio del matriarcato. La consapevolezza di esser giunti in un’area geografica dove la donna ha sempre avuto un ruolo importante, sin dalle epoche più remote, emergeva, secondo Rumiz, dalla constatazione della massiccia presenza di parrucchieri per uomo impegnati nell’elaborazione di singolari acconciature maschili, approntate per affascinare e attrarre le figure femminili.
Tale rituale è strettamente connesso ad usanze ancestrali che fondano la propria origine negli imbellettamenti dei cavalieri campani risalenti al tempo della fondazione dell’antica Capua, di cui restano straordinarie testimonianze, come fibule e altri monili, provenienti dalle tombe del territorio sammaritano e oggi esposte presso il Museo dell’Antica Capua.
I principi etruschi, cacciatori e latifondisti, professavano il culto della bellezza e pertanto cercavano di rendersi, di continuo, affascinanti agli occhi della donna, poiché attorno a lei insisteva il senso dell’esistenza umana.
La donna era un rimando alla terra e alla sua fertilità, un concetto molto sentito presso l’antica area della Campania Felix, dove tutto cresceva in maniera rigogliosa senza che l’uomo dovesse affaticarsi molto nei lavori agresti.
Il culto principale del territorio era di natura femminile e ctonio, rivolto alla consacrazione e alla devozione della Mater Matuta, il cui santuario si trovava nel fondo Patturelli.
Più di 150 sculture raffiguranti le Matres con in grembo uno o più bambini in fasce sono oggi conservate presso il Museo Provinciale Campano di Capua. Sono enormi sculture che evocano la figura femminile che tende ad assimilarsi con la terra e con il procedere della vita e il ciclo della morte e della rinascita della natura. Non a caso il tempio della grande Madre si trovava in un bosco dove era collocata anche una necropoli.
Carolyn Merchant, filosofa e storica della scienza eco-femminista americana, in merito alla metafora della madre/terra ebbe modo di affermare che la donna era il tramite organico impiegato dall’uomo per rapportarsi con la natura e che la terra era identificata come una “madre nutrice, un’alma madre: una femmina benevola che provvedeva ai bisogni dell’umanità in un universo ordinato pianificato”.
Ogni cosa ha origine dall’universo femminile e la Campania Felix è, da sempre, la capitale del matriarcato e del suo ruolo salvifico nei confronti della figura maschile, la cui valenza va oltre la consueta celebrazione dell’8 marzo, in quanto è presente in ogni momento dell’esistenza umana.
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