Book sculpture, i personaggi della letteratura prendono vita
Angelo Riccioni*
È sufficiente digitare “book sculpture” sui maggiori social network per riceverne in cambio una miriade di immagini. Talvolta fili dorati rivelano la presenza di vecchie rilegature; cornici pastello racchiudono come strani caleidoscopi una folla colorata di figure di carta. Non è sempre immediato riconoscere dietro gli arabeschi di queste insolite sculture l’oggetto che dà il nome a tal tipo di arte: il libro. Non a caso spesso “book art” è usato come sinonimo di “book sculpture” (insieme alle espressioni, meno frequenti, di “altered book” e “folded book”). Molti di tali pezzi vengono addirittura venduti sui siti per l’acquisto di prodotti fatti a mano, con una spiccata predilezione per opere ispirate a classici quali Alice’s Adventures in Wonderland e Moby Dick, che sembrano aprirsi direttamente sugli universi evocati dai loro creatori.
Si scorgono, dunque eroine, ritagliate dai romanzi delle Brontë, camminare sulla distesa innevata delle parole che per secoli le hanno evocate: la pagina. Candidi galeoni affrontano i marosi cartacei di qualche romanzo d’avventura, si tratti di Stevenson o di Salgari. Il biancore dei fogli ricorda la pietra per eccellenza adoperata nella scultura: il marmo. È logico dunque che castelli sottratti alle fiabe romantiche o ai conte de fées di Perrault sorgano sui frontespizi di moltissimi volumi, “book sculpture” nelle quali luci ingegnosamente collocate brillano sui davanzali di torri gotiche.
V’è, infatti, chi fa del libro una sorta di quinta teatrale, collocando vetrine e interni vagamente ottocenteschi nel frontespizio scavato di vecchi tomi d’enciclopedia, botteghe d’epoca nelle quali compaiono minuscole lampade ad olio e caminetti provvisti di tenui bagliori. In tal caso il ricordo va con naturalezza alle forme di intrattenimento predilette dal XIX secolo, tra le quali i teatrini di carta di cui erano appassionati fruitori i giovani Charles Dickens e G. K. Chesterton. Altre volte il gioco di piani e di linee è talmente raffinato da dare l’illusione di una mobilità ottenuta tramite elementi del tutto statici: da dettagliatissime vegetazioni sembrano balzare fuori tutti gli animali della foresta, o da un volume di botanica l’elenco colorato dei fiori che vi sono descritti. Al teatrino di carta si potrebbe dunque aggiungere come fonte d’ispirazione anche la lanterna magica, macchinario vittoriano che permise a molti bambini di proiettare sulle pareti delle stanze i momenti più avvincenti di Cenerentola o Peter Pan (non mancano nemmeno questi beniamini delle fate tra i soggetti scelti dagli artisti).
E l’impressione finale, infatti, è proprio quella di illustrazioni che prendono vita come in una sequenza animata, una fantasmagoria sorta direttamente da libri che sembrano essere stati ideati da Borges o da Calvino, “book sculpture” nei quali i personaggi della letteratura sono usciti per un attimo dalla loro prigione di carta per sbirciare il mondo dei volumi e delle cose.
*Angelo Riccioni Dottorato di Ricerca in Eurolinguaggi e Terminologie Specialistiche Università degli Studi di Napoli “Parthenope”
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