Budget sanitari esauriti a Caserta, interviene Salvatore (AISA)
– «Siamo alle solite. Al rientro dalla pausa estiva, i cittadini campani e, in particolare, quelli casertani, sono costretti a pagare di tasca propria le prestazioni sanitarie».
Così Antonio Salvatore, presidente dell’Aisa, Associazione italiana Specialista Ambulatoriale. Che poi chiarisce: «Ancora una volta, infatti, i budget di quasi tutte le branche specialistiche sono esauriti.
A causa di ciò, TAC, Risonanze Magnetiche, PET e finanche la radioterapia saranno erogate dai centri accreditati – strutture pubbliche a gestione privata – solo a pagamento.
Questa è la triste realtà ufficializzata dall’ASL di Caserta con una comunicazione.
Ma qual è la causa di tutto ciò?
La evidente assenza di programmazione sanitaria e, segnatamente, l’incapacità di chi detiene la governance regionale di rilevare i fabbisogni effettivi (qualitativi e quantitativi) delle prestazioni sanitarie, onde garantire il diritto alla salute dei cittadini per 12 mesi l’anno.
Al di là, quindi, dei proclami di alcuni, questa è la triste realtà che ci accompagna da oltre un decennio.
Ciò nonostante, c’è chi auspica l’uscita dal commissariamento, “sperando” nella provvidenza e, soprattutto, nelle auspicate benevolenze del nuovo Ministro della Salute.
Costoro dimenticano, tuttavia, che, nonostante il commissariamento perduri da un decennio, la Campania ha ricevuto fiumi di denaro, sia riducendo il gap del passato, in termini di quota capitaria, sia ottenendo rimesse integrative.
Pur tuttavia, i problemi sono sempre gli stessi; anzi sono addirittura aumentati.
Infatti, pur in presenza di una recente sentenza del Consiglio di Stato, che obbliga la Campania a determinare i fabbisogni effettivi, la sottostima cronica dei budget si riversa, inesorabilmente, sulle famiglie casertane.
E che non si dica che le risorse sono insufficienti, essendo, per contro, assolutamente adeguate al fabbisogno, qualora, tuttavia, vi fosse un’attenta gestione della sanità pubblica.
Insomma, il sistema accreditato, che garantisce il 67% delle prestazioni ambulatoriali in Campania, spendendo solo il 3% del Fondo Sanitario Regionale, è costretto a pagare, more solito, l’inefficienza e gli sprechi che, senza tema di smentita, si annidano inequivocabilmente nelle strutture pubbliche.
Circostanza che, pur essendo nota ai più, viene scientemente celata con sterili proclami.»
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