Casa Turese, una mostra celebra il decennale della Galleria di Vitulano

Casa Turese, una mostra celebra il decennale della Galleria di Vitulano

Redazione

-Sabato 7 ottobre alle ore 16.30 a Vitulano, Casa Turese arte contemporanea inaugura «Decennale», titolo dedicato alla mostra celebrativa per i suoi 10 anni di attività. In occasione di questo evento, a cura di Enzo Battarra, la galleria presenta una mostra collettiva che celebra buona parte delle esperienze già consolidate e allo stesso tempo anticipa la selezione di alcuni progetti futuri. I lavori esposti rappresentano un focus sulla nuova pittura contemporanea italiana, in particolare su una generazione di artisti nati tra la seconda metà degli anni 70 e la fine degli anni 80, a cui la galleria ha sempre dedicato ampio spazio del suo percorso.

Si potranno apprezzare opere realizzate appositamente per questo evento, che raccontano storie e ricerche differenti, che spaziano dalla pittura figurativa a quella astratta. Con questa mostra, CASA TURESE aderisce alla 19esima giornata del contemporaneo, la grande manifestazione promossa da AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani. Questi gli artisti esposti: Vittorio Asteriti, Michele Attianese, Giuseppe Barilaro, Nicola Caredda, Maurizio Carriero, Vincenzo Frattini, Emanuele Giuffrida, Angelo Maisto, Alessandro Signorino, Nicola Felice Torcoli.

Così scrive il critico Enzo Battarra: «Le parole hanno un peso. “Decennale” è un titolo celebrativo, risuona, scandisce un tempo, quello dei dieci anni vissuti intensamente all’interno del sistema dell’arte. Ma anche la pittura ha un peso. Da sempre le storie prendono colore, formano immagini, catturano lo sguardo. Dieci artisti per un decennale raccontano il proprio tempo. E lo fanno portando sul palcoscenico dell’arte le loro vite, le origini, le scelte, le sperimentazioni, i linguaggi. Il decennale è un consuntivo, ma è anche un momento di svolta. Si raccolgono idee lanciate nel corso di dieci anni per costruirne altre, per costruire futuri.
Tommaso De Maria ha fatto in dieci anni di Casa Turese, nel cuore del Sannio, non la sua casa, ma una casa di tutti, una casa dell’arte, un avamposto culturale nell’entroterra della Campania. Vitulano è un luogo dello spirito, un borgo ancestrale, che vive, come ogni altro comune, la contaminazione tra una storia di tradizioni, di favole, di racconti e una dimensione contemporanea, attuale, vive una realtà digitale. È in questo contesto che Tommaso De Maria cala le inquietudini pittoriche e le ricerche formali di artisti che vivono il proprio tempo, che vivono le oscillazioni tra radici e ricerca, tra identità e innovazione. Sono artisti che provengono da varie realtà italiane, accomunati da una passione per la materia pittorica, pronti a dimostrare in quante forme diverse si possa declinare la pittura-pittura.
È il decennale di Casa Turese ma è l’omaggio a un decennio nazionale, in cui l’opera quadro ha mantenuto e mantiene un fascino senza tramonti. Anzi, per alcuni aspetti ha avuto ancor più una sua esaltazione. In questo ultimo decennio italiano la pittura ha regnato sovrana, ha assorbito il presente, ha fatto i conti con il digitale, con i cromatismi del display, con la grafica dei social. La pittura ha divorato l’attualità tecnologica, si è nutrita di una nuova forma immagine. E ha mantenuto il suo ruolo, arricchendolo di nuovi contesti.
Vanno lette così le presenze di Vittorio Asteriti, Michele Attianese, Giuseppe Barilaro, Nicola Caredda, Maurizio Carriero, Vincenzo Frattini, Emanuele Giuffrida, Angelo Maisto, Alessandro Signorino e Nicola Felice Torcoli. Sono loro gli artisti del decennale, quelli che segnano un decennio d’arte vissuto intensamente. Sono artisti che sperimentano e ricercano, che fanno innovazione, che hanno già raggiunto successi personali e credibilità diffusa. Ma sono sempre capaci di guardarsi intorno. In quest’ultimo decennio hanno anche amato misurarsi con altre tecniche, ma oggi privilegiano la pittura come strumento espressivo, come tecnica sostanziale.

Traccia linee Vittorio Asteriti, segmenti cromatici paralleli. Sono linee allineate verticalmente, sono colori che si succedono secondo logica e passione. Le scansioni danno un ritmo incalzante, il quadro è una partitura musicale, un gioco creativo. I colori si succedono variando continuamente, fino a far perdere l’occhio tra le barre che dettano il tempo.
Quante storie si raccolgono in una singola immagine! Ogni quadro di Michele Attianese è un racconto plurale, plurimo. Le narrazioni si intrecciano e non c’è mai una soluzione univoca. Le opere hanno una loro architettura che disegna lo spazio infinito dell’accadimento. Sarà un sogno a occhi aperti, ma ognuno avrà il proprio sogno, diverso, da svelare.
La pittura per Giuseppe Barilaro è materia, una materia colore che esplode sulla superficie, mentre le figure si mimetizzano e si svelano. Ci sono guerre interiori e ci sono guerre guerreggiate su terre oltraggiate, guerre vere condotte con macchine belliche. La cronaca entra nell’opera, ma la pittura genera arte, le immagini televisive sono un consolidato pretesto.
Nicola Caredda dipinge paesaggi di un mondo dismesso. Architetture, ponti, oggetti, scritte, tutto è stato consumato, vissuto e poi abbandonato. L’umanità è passata di qui, ha lasciato tracce anche ingombranti, ma è scivolata via dall’opera. Restano il Jolly Roger, ovvero il simbolo del teschio con le ossa incrociate, e il coniglietto di Playboy. Tutto è veramente effimero. La pittura è artificio, è spiazzamento, è sorpresa. C’è un gesto romantico che guida la mano di Maurizio Carriero, la voglia di ripercorrere la tradizione della pittura. Ma poi si apre una breccia, uno squarcio e l’opera si tinge di pop, di colori netti e decisi. Il classico incontra l’ultracontemporaneo nello stesso recinto del quadro. Ne nasce un dialogo, una discussione dai toni accesi. Vincenzo Frattini dà spessore alla pittura, stratifica i colori e fa sedimentare i tempi. E poi scava in più punti la superficie dell’opera, ferendola con un’arma da punta, fino a far svelare ciò che si era sovrapposto. Le ferite sulla pelle del quadro diventano crateri policromi, fantasmagoriche galassie formate da tanti piccoli mondi a colori. Ed è vera festa per lo sguardo.
C’è un racconto pittorico della quotidianità in ogni opera di Emanuele Giuffrida. In lui si fa carne, si fa persona la capacità di lavorare sul limite tra una pittura figurativa radicata nella memoria e la ricerca di immagini dell’attualità per raccontare lo spirito del tempo. Su quel confine si costruiscono pezzi di storia di una narrazione che è lessico famigliare.
La natura delle cose non è mai la stessa. C’è un’evoluzione darwiniana che porta nel corso del tempo a modificare il mondo. Angelo Maisto costruisce pittoricamente, pezzo dopo pezzo, il suo mondo, quello che potrebbe essere il mondo che verrà, in cui creature naturali hanno imparato a convivere con figure artificiali, autocostruitesi e animatesi partendo da oggetti riciclati.
C’è aria di festa, c’è popolo. Alessandro Signorino fa della pittura uno strumento di indagine sulla città, tra segni urbani e folle, tra riti pagani e rituali domestici. Tutto è irradiato da una luce sconfinata, straripante, che inonda persone e palazzi, che detta ombre e sguardi. L’artista irrompe sulla scena, detta prospettive e figure, per raccontarsi tra le pieghe dell’opera.

Una natura quasi innaturale si prende la sua rivincita. Una vegetazione folta, esuberante, popola ogni opera di Nicola Felice Torcoli. Madre natura difende i propri spazi, pronta a conquistare anche postazioni urbane, a straripare dalle foreste incantate fino a giungere in città. Assente è l’uomo, espulso dall’immagine, relegato fuori dal quadro, perché colpevole di troppi matricidi».

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