Caserta, al Prosit 1990 il pranzo è come un racconto di Natale
– Prosit! E si brinda anche a Caserta affinché il futuro sia migliore, le feste siano piacevoli, il nuovo anno ricco di benessere e di soddisfazioni. Pranzo di Natale al Prosit 1990. Appuntamento al civico 34 di via Ferrante, nella culla della città, nel quartiere Santella, ai margini dello storico Villaggio Torre, a due passi dalla Reggia di Caserta. Qui la sera c’è la movida, i ragazzi, i giovani, ma anche i “forever young” si danno appuntamento fuori ai baretti per aperitivi e degustazioni. A ora di pranzo nel giorno di Natale la Santella è come disabitata, le saracinesche sono abbassate. Sicuramente si è lavorato tanto nella notte della Vigilia e si continuerà a lavorare freneticamente nelle sere e nelle notti successive. A pranzo sono aperti solo i ristoranti. Prosit 1990, appunto!
Peppe Russo è il gastronomo patron del ristorante che da 27 anni, cambiando anche città e sede, continua a portare avanti una proposta gastronomica radicata nel e sul territorio, ma che trova sempre spunti legati all’innovazione, non disdegnando le nuove metodiche e tecnologie, ma mettendoci più che altro cultura e passione, e non fredde alchimie. E questo lo fa grazie alla collaborazione in cucina e in sala della moglie Mariangela Cipriano e del figlio Emiliano Russo. Ma un nuovo sostanzioso apporto è arrivato anche dal nuovo chef Francesco Natale.
E la cucina deve essere questo: gusto, narrazione, sentimento, ricerca. Con senso di ospitalità e di accoglienza. Insomma, il genius loci deve accompagnare il percorso gastronomico. Prosit, dunque! Che il tutto sia di giovamento!
Il pranzo di Natale è in Campania un rituale ricco di sapori e di usanze. Peppe Russo ha proposto un menù che coniugava la tradizione del territorio con l’apertura a nuovi orizzonti sensoriali. Ed ecco che l’invito alla tavola si materializza in principio con un aperitivo di benvenuto: bollicine e “capra e cavoli”. Salvati ottimamente entrambi! Si prosegue con un flan di zucca alla liquirizia. Sovrana la pasta reale in brodo di cappone. Arrivano gli gnocchi al blu di bufala ed è una festa del gusto. L’agnello è speciale, per scelta del pezzo di carne e per cura della preparazione.
Il dolce è un pan di pandoro, ricco, pieno, un trionfo barocco per il palato..
Si va via con la convinzione di aver più che adeguatamente omaggiato la tradizione del pranzo di Natale. Prosit! Non ci sono altre parole.
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