“Caserta è la città di Sant’Anna”, parola del vescovo Lagnese
– “Caserta città di Sant’Anna”, le parole del vescovo Pietro Lagnese risuonano nella gremitissima piazza Sant’Anna. Caserta festeggia la sua santa patrona. È Sant’Anna. Il 26 luglio è stata la sua festa. Le celebrazioni sono andate avanti per tutta la settimana, ma oggi domenica 30 luglio la conclusione. Come tradizione alle 6 di stamattina la Messa del Saluto, annunciata dal suono delle campane e dal lancio di bombe carta, celebrata in piazza dal Vescovo di Caserta. Presenti, con i fedeli, il sindaco Carlo Marino, gli assessori Emiliano Casale e Enzo Battarra, il consigliere comunale Pasquale Antonucci. Quindi, in rappresentanza della Provincia la vicepresidente Olga Diana.
Dopo la Messa, conclusa con la benedizione, la processione per le strade della città, a iniziare dal rione Acquaviva. Nel pomeriggio la messa alle 17 nel Santuario di Sant’Anna celebrata dal rettore don Andrea Campanile. Alle 18 la solenne processione con l’effigie portata a spalle dai soci dell’associazione cattolica Accollatori di Sant’Anna, con i loro colori giallo-verdi. Nella cultura popolare, nella fede più viscerale della città di Caserta, è Sant’Anna la protagonista, la taumaturgica. La passione nasce nell’antico quartiere della Santella, in quello che un tempo era il Villaggio Torre, il primo segmento della Caserta nel piano. In realtà Santella è la deformazione di “Sant’Elena”, dal nome della chiesa e della strada, oggi via Ferrante, che vi conduceva. Ma proprio in via Ferrante c’è una corta traversa, viella Salomone, che è l’epicentro del culto della santa “vecchiarella”, Sant’Anna appunto. Lì c’è un’edicola che viene apparata a festa in occasione della ricorrenza. La festa di Sant’Anna, con le sue luci, i suoi festoni, il palco, le bancarelle, assegna a Caserta il suo status meridionale, le ricorda di essere una provincia del Sud, con le sue tradizioni, i suoi sentimenti, i suoi credo. Il rito sacro si consumerà ma lascerà in ognuno una ventata di spiritualità frammista a quel sentimento laico capace di mescolare le pratiche religiose con quella dimensione pagana che persiste e persisterà.
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