“Così fan tutte”, la Napoli di Mozart protagonista al San Carlo
– L’amore “trovato” viene sacrificato per un amore “promesso” da Fiordiligi e Dorabella, le due fanciulle che abbandonano i sogni e il pensiero magico dell’infanzia, attraversando la sensualità, ma anche la tragicità, dell’adolescenza.
È una delle cifre stilistiche della splendida regia di Chiara Muti per il “Così fan tutte” di Mozart in scena al San Carlo come spettacolo inaugurale della stagione 2018/2019, coadiuvata dalle scene di Leila Fteita, i bei costumi di Alessandro Lai, le luci di Vincent Longuemar, e soprattutto dalla direzione orchestrale di papà Riccardo, ammorbiditosi negli accenti e nel carattere col passare degli anni e tornato a dirigere a Napoli dopo una lunga assenza. “Lo spettacolo coprodotto dal Massimo Napoletano e dalla Wiener Staatsopeer, dove presto debutterà, risulta leggero eppure malinconico, ispirato alle favole più celebri dell’infanzia (i mantelli col cappuccio rosso delle protagoniste smarrite, la pila infinita di materassi su cui giacciono tormentandosi di dubbi, la scarpa di Fiordiligi ritrovata da Ferrando, e così via), divertente ma non consolatorio, in linea con la genialità di Mozart di rappresentare le asperità dell’esistenza in una chiave di disarmante levità. Ottimi il coro, diretto da Gea Garatti Ansinj, e l’orchestra. Eccellente cast vocale e bella presenza scenica delle due coppie di giovani amanti (la svedese Maria Bengtsson, nel ruolo dell’algida Fiordiligi, Paola Gardina in quello della incostante Dorabella, Alessio Arduini nella parte del focoso Guglielmo, e Pavel Kolgatin nel romantico Ferrando) impegnate in scambi, sotterfugi, giochi di seduzione, travestimenti e tradimenti. Completano il cast Emmanuelle de Negri nel ruolo della cameriera Despina, e il Don Alfonso, vecchio filosofo, di Marco Filippo Romano.
L’ambientazione nella città di Napoli, prevista nel libretto di Lorenzo da Ponte, e voluta da Mozart per le suggestioni riportate dai suoi viaggi in Italia, è solo un’allusione, una pennellata poetica che potrebbe riguardare qualsiasi altrove. L’azione scenica su muove volutamente un luogo impreciso fuori dal tempo: un giardino labirinto con lo sfondo di un mare di cartone pressato, una mongolfiera sospesa per aria, uno gioco di specchi in cui gli Altri ci dicono davvero chi siamo e ci aiutano a costruire la nostra identità adulta. “Ogni individuo che ci incontra ha di noi una percezione che a noi sfugge… e quindi la realtà che ha di noi non è la stessa che noi stessi ci attribuiamo… Allora… che cos’è la realtà! Se non Equivoco!”, scrive Chiara Muti nelle Note di Regia del Programma di Sala. Nell’addio agli amanti trovati per gioco, scommessa e scambio di ruoli, si dissolve un attimo fuggente, evaporano dei palpiti che solo la musica eterna di Amadeus ha il potere di rievocare per sempre. In auell’ultimo saluto che gli amanti consumano davanti al pubblico-testimone, loro dicono “Addio…” per sempre alla loro fanciullezza l, più che a loro stessi e si portano invece dentro qualcosa dell’Altro, un tratto di disillusione, forse di cinismo, che non potrà essere più perduto.
Uno spettacolo che fa bene all’animo e fa credere davvero che la bellezza salverà il mondo. In scena fino a domenica 2 dicembre. Accorrete.
* psicologo, psicoterapeuta, scrittore
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