CouchSurfing, da marchio registrato a parola comune!
Micol Forte*
In un suo fondamentale contributo del 2000, Robert Galisson – celebre teorico della didattica del francese lingua straniera – annoverava i nomi di marca tra gli esempi più eloquenti di sites lexiculturels, ossia tra quelle espressioni linguistiche in cui si concentra la cultura esperienziale condivisa da una determinata comunità di parlanti. In realtà, la variegata categoria dei nomi commerciali era già stata oggetto di alcune riflessioni di taglio linguistico, e lo è tuttora in virtù di quell’osmosi continua che sussiste tra le parole legate alla sfera della pubblicità e del marketing e le parole della quotidianità. Parola del mese è pertanto un marchio registrato o trademark. Si tratta, nello specifico, del nome di servizio CouchSurfing, la cui popolarità se da un lato si è prestata a quel particolare fenomeno linguistico denominato lemmatizzazione, dall’altro è espressione di una precisa epoca storica in cui i tagli alle spese imposti dalla crisi scoppiata tra il 2007 e il 2008 non hanno di certo intaccato il desiderio dei singoli di viaggiare.
Il CouchSurfing è un servizio gratuito di scambio di ospitalità, nato nel 2003 (quindi almeno quattro anni prima dell’inizio della crisi finanziaria ed economica che ha travolto il mondo contemporaneo) e basato su una rete sociale ideata dal programmatore statunitense Casey Fenton: una volta lanciato il sito nel 2004, il successo repentino del servizio offerto può essere spiegato semplicemente ricorrendo al concetto di gift economy, una forma di scambio basata sul valore d’uso dei beni.
Ora, in un’ottica linguistica, la denominazione di matrice inglese presa in considerazione si presenta, da un punto di vista morfologico, come un composto del sostantivo couch ‘divano’ e della -ing form del verbo to surf ‘fare surf’, che letteralmente designa l’azione di “fare surf sui divani”. Da un punto di vista referenziale, invece, se in principio tale denominazione rinviava unicamente alla società Couchsurfing International Inc. che è proprietaria della prima rete di ospitalità, attualmente essa è impiegata per riferirsi a un innovativo modo di viaggiare in cui, attenendosi alla definizione proposta dal Macmillan Dictionary, si pernotta gratuitamente a casa di un’altra persona, generalmente uno sconosciuto (“staying the night at the home of another person, especially a stranger, for free”), il che, in una prospettiva socio-culturale, presenta degli indubbi vantaggi, quali la possibilità di soggiornare senza spese d’alloggio in quasi tutte le località del mondo e l’opportunità di conoscere la gente del posto e di avere uno spaccato di vita locale, mettendo in pratica le lingue straniere qualora ci si trovi all’estero. L’allusione al significato del verbo inglese to surf è dunque doppiamente motivata: infatti, esso non richiama soltanto l’azione di passare da un divano all’altro (invece che da un’onda all’altra) durante l’esperienza del viaggio, ma rimanda anche all’atto di navigare in Internet alla ricerca di tali divani. Tuttavia, l’aspetto che si intende mettere in luce in questa sede è il processo di banalizzazione subito dal nome di servizio CouchSurfing, una banalizzazione che ha permesso che tale denominazione venisse lemmatizzata con un’accezione comune in vari dizionari di lingua inglese, oltre che all’interno del noto portale Reverso.
Seguendo un approccio contrastivo, lo Zingarelli 2012 riporta il neologismo in oggetto (rintracciandone l’origine etimologica nel 2004) con la sua duplice accezione, quella relativa al marchio registrato CouchSurfing® “sito Internet che consente agli iscritti di scambiarsi brevi soggiorni nella propria casa” e quella comune “pratica di effettuare viaggi usufruendo di tale possibilità”.
In sostanza, CouchSurfing, da nome di servizio che era in origine, si è trasformato nel nome comune couchsurfing (trascritto interamente con lettere minuscole), il cui impiego è così frequente – tanto nell’universo anglofono quanto nel nostro Paese – da aver determinato la copresenza di tre varianti grafiche (la forma univerbata, la variante con trattino e la meno comune grafia separata), nonché il conio dei due sinonimi sofa-surfing e couch-hop e del nome d’agente couchsurfer, cui si aggiungono le classiche abbreviazioni proprie alla comunicazione brachilogica del web CS (per couchsurfing) e CSer (per couchsurfer).
*Dottoranda di Ricerca in “Eurolinguaggi e Terminologie Specialistiche” (XXX ciclo) presso l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”
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