Cringe: comprenderne il significato per evitare di diventarlo
-L’impatto che i social network hanno sulla vita quotidiana di ciascuno di noi è innegabile, così come vi è ampio consenso rispetto all’idea che i più giovani contribuiscano significativamente a innovare la lingua – quegli stessi giovani che sono anche i principali fruitori dei social media.
Proprio dal gergo del web e dei social emerge la parola cringe. Benché non nota a tutti e osteggiata dai più puristi, i quali si oppongono alla sempre più frequente importazione di parole inglesi nella lingua italiana, cringe, che deriva dal verbo inglese to cringe, non solo sembrerebbe essere molto utilizzata, ma è stata recentemente inclusa tra i neologismi da Treccani e nell’elenco delle parole nuove dall’Accademia della Crusca. Nello specifico, secondo quest’ultima istituzione, che precisa di non avere intenzione di promuovere né di ufficializzare l’uso della parola trattata, ma solo di agevolarne la comprensione (Biffi 2021), la parola cringe, sebbene già attestata dal 2012, si sarebbe affermata nel corso del 2020 insieme ad alcune parole da essa derivate, come il verbo cringiare, il sostantivo cringiata e l’aggettivo cringissimo.
Il verbo inglese to cringe, nel suo significato originario, indica l’azione di ritrarsi o contorcersi, anche se solo interiormente, per evitare uno stimolo spiacevole, per esempio di paura o disgusto. Secondo il Collins Dictionary, può anche indicare una sensazione di imbarazzo o disgusto che talvolta si palesa attraverso espressioni facciali o movimenti del corpo. Urban Dictionary, invece, che presenta definizioni di neologismi e slang fornite dagli utenti, riporta alcune accezioni più vicine al moderno uso affermatosi attraverso i social: cringe è utilizzato in riferimento a qualcosa che si disprezza o disapprova e si avvicina al concetto tedesco di Fremdschämen e a quello spagnolo di vergüenza ajena, ovvero una sensazione di imbarazzo provocata dal comportamento di un’altra persona, motivo per il quale i più conservatori preferirebbero che si ricorresse all’italianissimo “imbarazzo vicario”.
In realtà, provando a osservare il comportamento linguistico degli adolescenti, emerge un ulteriore elemento che caratterizza la moderna accezione di cringe: la consapevolezza o l’intuizione che, nonostante il massimo impegno, non si sia riusciti appieno nel proprio intento. Cringiare (per qualcuno o qualcosa), quindi, implica anche la presenza di una buona dose di empatia. Inoltre, cringe si riferisce spesso al comportamento di adulti e istituzioni che provano ad avvicinarsi ai più giovani, sebbene, secondo questi ultimi, in modo fallimentare.
*Dottorato in Eurolinguaggi e Terminologie Specialistiche – Università degli Studi di Napoli “Parthenope”
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