Da Donzelli a Donzelli, da mare a mare. Il vernissage a Genova
– “Da Donzelli a Donzelli. Opere dal 1998 al 2018”. Con questo titolo l’acclamato artista napoletano, ma casertano di adozione, espone a partire da giovedì 20 settembre (vernissage ore 17,30) nel Museoteatro della Commenda di Prè a Genova, un gioiello medioevale di singolare bellezza. La mostra personale è curata dallo storico e critico d’arte Luciano Caprile.
Bruno Donzelli con i suoi venticinque dipinti accompagnerà i genovesi in un viaggio nell’arte del 900. Sono opere degli ultimi vent’anni, ironiche dai colori brillanti sulle avanguardie storiche della storia dell’arte del secolo scorso. All’inaugurazione interverranno, insieme con l’artista e con il curatore, Nicoletta Viziano, presidente del MuMa, l’istituzione Musei del Mare e delle Migrazioni.
L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo con testo di Luciano Caprile, corredato da un’ampia antologia critica con note di Dorfles, Crispolti, Menna, Lemaire, Caramel, Beringheli, Battarra, Lambertini, Finizio, Sanesi, Apa, Janus, Carboni, Trimarco, Cerritelli, Caprile, Trione, Vivaldi e altri.
Bruno Donzelli ha scelto il complesso della Commenda di Prè come sede espositiva per la seduzione della sua storia che s’avvia alla fine del 1200, così ricca di eventi culturali, e per quello sguardo rivolto al mare che lo ricollega idealmente alla natia Napoli. D’altronde questo spazio espositivo è nato con il messaggio forte perché nessuno si senta straniero a Genova.
Il linguaggio pittorico di Bruno Donzelli è ironico e dissacrante, ricco di rimandi alla storia dell’arte del XX secolo. Utilizza i colori più brillanti e le forme più giocose per “leggere” gli ultimi cento anni del passato millennio. La sua struttura linguistica si è andata sviluppando nel tempo, con costanza e logica consequenziale, partendo da Cobra e Pop, passando attraverso un’ironica concettualità, guardando alle avanguardie storiche con le sue notissime “ orme “ mnemoniche, ripristinando in chiave ipercromatica i motivi formali dei movimenti del Novecento. Si tratta, dunque, di un iter pittorico che ha trovato negli anni la sua maturità più completa. Nell’attuale circostanza vengono privilegiate le “rivisitazioni” di alcuni celebri maestri. Scrive Luciano Caprile in catalogo: “In Donzelli l’apparenza è utile per veicolare la sostanza, per far assaporare le tante letture che emergono da queste opere. E ‘assaporare’ ci sembra il verbo opportuno perché i suoi dipinti paiono concepiti per essere mangiati non solo con gli occhi”. E tale ragionamento vale sia che si tratti di un “sacco” di Burri o di un burattinesco personaggio di Depero o del pirotecnico “Cromatico Vesuvio”, una tecnica mista su tela del 2017 che rimanda a una famosa composizione di Andy Warhol.
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