Dalla musica al teatro, Lodo Guenzi si racconta al Garibaldi
–Lodo Guenzi, membro del gruppo «Lo Stato Sociale», torna a Santa Maria Capua Vetere, nella città che lo ha visto protagonista nel periodo degli esordi con le sue esibizioni al Centro Sociale Spartaco. Ospite al «Teatro degli Incontri», format che permette al pubblico di incontrare i protagonisti della scena nel Salone degli Specchi del Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere, il cantante e attore si è confrontato con il pubblico e ha risposto alle domande dei presenti, raccontando anche aneddoti ed esperienze vissute con gli altri membri della band che tanto ha spopolato al Festival di Sanremo nel 2018 con la canzone «Una Vita in Vacanza».
Si è poi soffermato anche sul suo legame con il territorio, ricordando il nonno originario di Trentola, la sua amicizia con l’ex cestista della Juve Caserta Vincenzo Esposito e i suoi live all’ormai chiuso Smav Factory di Santa Maria a Vico.
Anche e soprattutto in questo terzo appuntamento, forte rimane la partecipazione dei ragazzi dei licei della città, in particolare quella dei Licei Amaldi e Nevio. La compagnia teatrale, che ha portato in scena al Teatro «Trappola per Topi» di Aghata Christie, ha preso parte all’incontro: oltre a Guenzi, erano presenti Claudia Campagnola, Dario Merlini, Stefano Annoni, Michele Paola, Maria Lauria, Tommaso Cardarelli, Maria Grazia Pompei. La conferenza, moderata da Mimmo Cice per il Teatro Pubblico Campano, ha visto la partecipazione anche dell’assessore alla cultura Anna Maria Ferriero e del consulente del comune per il teatro Gerardo di Vilio.
Alle ore 21, lo spettacolo, diretto da Giorgio Gallione, è andato in scena con forte partecipazione del pubblico sammaritano. Il cast commenta «La funzione di qualsiasi opera è quella di interrogarsi sull’esistenza del bene o del male, non spiegare cosa è giusto o sbagliato. Nell’Inghilterra del secondo dopoguerra la società tendeva a obbligare le persone a indossare una maschera per sentirsi accettate. Crediamo, con questo riadattamento, di essere riusciti a trasferire agli spettatori quella sensazione, grazie a dei personaggi che nascono ovviamente nella loro epoca, ma sono vivi e rappresentabili ancora oggi. Questo perché i conflitti, le ferite esistenziali, i segreti che ognuno di loro esplicita o nasconde, sono quelli dell’uomo contemporaneo, dell’io diviso, della pazzia inconsapevole».
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