Difficoltà nel differenziare i rifiuti? Il suo nome è wishcycling
-Siamo onesti…. Quante volte ci siamo ritrovati davanti ai contenitori della raccolta differenziata con un oggetto di plastica in una mano e un dubbio in testa: riciclabile o indifferenziato? E quante volte, nonostante i nostri dubbi, abbiamo deciso di gettare l’oggetto in questione nella plastica nella speranza che fosse la scelta giusta, ma senza prima verificare? “In fondo si tratta di plastica, quindi meglio differenziare che rischiare che venga smaltita in una discarica insieme ai rifiuti generici”, probabilmente è questo ciò che ci viene in mente. Il termine generalmente usato per indicare tale atteggiamento è wishcycling che designa l’atto di gettare un oggetto nel bidone della raccolta differenziata nella speranza che possa essere riciclato, di solito quando in realtà esso dovrebbe essere smaltito nei rifiuti secchi.
Wishcycling è una parola composta presa in prestito dall’inglese che può ricorrere in due diverse varianti: o come close compound, ovvero una parola composta da due elementi che non sono separati né da una spazio né da un trattino, oppure come un hyphenated compound, ossia due parole separate da un trattino (wish-cycling). La confusione in merito al corretto spelling della parola persiste anche in italiano: sebbene venga utilizzato come prestito integrale dall’inglese, esso ricorre spesso in entrambe le forme, anche all’interno dello stesso testo (WoW). Questa sorta di confusione è probabilmente dovuta al fatto che il termine è piuttosto giovane: secondo il Cambridge Online Dictionary, wish-cycling è apparso per la prima volta nell’agosto del 2020 ed in realtà non è ancora entrato ufficialmente a far parte del dizionario della lingua inglese. Nonostante ciò, la parola sembra riscuotere un grande successo ed è molto gettonata soprattutto nelle comunicazioni per la sensibilizzazione al corretto conferimento dei rifiuti differenziati. Esistono inoltre altre espressioni sinonimiche alle quali viene associato lo stesso concetto, nello specifico aspirational recycling e wishful recycling.
Sebbene ci vorrà presumibilmente ancora del tempo prima di vedere un uso normalizzato del termine, ciò che preme maggiormente è far comprendere che, anche se fatto in buona fede, il whishcycling è davvero dannoso per l’ambiente e può mettere in crisi l’economia circolare. Si pensi al caso della plastica: di norma solo la plastica da imballaggio contrassegnata dal simbolo del Ciclo di Mobius va riciclata nell’apposito cassonetto, mentre oggetti come giocattoli rotti e bacinelle di plastica rigida invece devono essere conferite nei rifiuti secchi. Per non parlare dei materiali misti come il Tetrapack: quanti sanno ricondurre la sigla C/PAP84 a questo materiale che ormai da diversi anni in molti comuni italiani è riciclabile nella carta? Per fortuna oggi giorno un numero sempre maggiore di prodotti recano indicazioni piuttosto precise in merito al corretto smaltimento delle confezioni, ma è buona norma documentarsi autonomamente sia sulle indicazioni specifiche di ogni comune che sul significato dei simboli utilizzati sulle confezioni: per i più pigri un ulteriore valido aiuto è rappresentato dalle numerose App gratuite dedicate alla raccolta differenziata che guidano il cittadino al corretto conferimento dei rifiuti.
Naturalmente la speranza è che ognuno faccia la propria parte e si comporti responsabilmente per la salute e la salvaguardia del nostro pianeta: ad ogni modo, nel frattempo il consiglio migliore per il wishcycler di turno è, al contrario di quanto si pensi abitualmente, nel dubbio, meglio gettare il rifiuto nell’indifferenziata.
*Dottorato in Eurolinguaggi e Terminologie Specialistiche – Università degli Studi di Napoli “Parthenope”
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