Ditegli sempre di sì. Al via la stagione del Teatro Nuovo di Napoli
L’allestimento vede in scena, oltre ai tre giovani talentuosi interpreti che si sono fatti conoscere al grande pubblico con il film “I fratelli De Filippo” di Sergio Rubini, Gianluca Cangiano, Mario Cangiano, Luigi Leone, Antonio Mirabella, Laura Pagliara, Vittorio Passaro, Lucienne Perreca, Silvia Salvadori ed Elena Starace. La scena è a cura di Luigi Ferrigno e Sara Palmieri, i costumi di Viviana Crosato, le musiche di Mario Autore.
Il protagonista della commedia, Michele Murri, è un pazzo metodico con la mania della perfezione. La sua pazzia consiste nel confondere i suoi desideri con la realtà. Tornato a casa dalla sorella Teresa, si trova a fare i conti con un mondo assai diverso dagli schemi del manicomio. Tra equivoci e fraintendimenti alla fine ci si chiede: chi è il vero pazzo?
«È una commedia divertentissima – spiega Domenico Pinelli – retta da un meccanismo comico perfetto, nonché pregna di spunti riflessivi riguardo una materia estremamente affascinante che Eduardo, per certi aspetti epigono di Pirandello, studiò sicuramente bene: la pazzia. Devo ringraziare Tommaso De Filippo che ha creduto in me e nei miei compagni di viaggio, sposando immediatamente il progetto e dandomi l’occasione di lavorare su questo meraviglioso testo».
Eduardo scrisse Ditegli sempre di sì (titolo originale “Chill’è pazzo!”) nel 1927 per la compagnia del fratellastro Vincenzo Scarpetta. Solo nel 1932 il drammaturgo, in occasione
della nuova messa in scena affiancato dai fratelli, decide di modificare il testo riducendo il
numero dei personaggi e rivedendo l’intreccio della storia.
La pazzia, che assume il ruolo centrale in questa vicenda, costituisce uno dei topoi più efficaci della letteratura, come del teatro in funzione anche, e soprattutto, di espediente sia comico sia tragico. In Ditegli sempre di sì la pazzia è il vero motore comico.
L’idea di messa in scena è trasformare la “farsa” in “dramma”. Il punto di partenza è lo stimolo che Eduardo invia: prestare una maggiore attenzione al testo, ai personaggi, agli accadimenti. Il punto di arrivo è la restituzione di una forma più complessa, articolata e cosciente del dramma attraverso lo studio approfondito della condizione umana di tutti i personaggi, meglio ancora se “persone”, attori di questa vicenda.
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