Ercole a colori, nuove ipotesi per la celebre scultura del Mann

Ercole a colori, nuove ipotesi per la celebre scultura del Mann

Luigi Fusco

-Giungono nuove acquisizioni in merito alle tracce cromatiche dell’Ercole Farnese esposto presso il Museo Nazionale Archeologico di Napoli. A seguito delle indagini condotte dagli studiosi del gruppo “MANN in Colours” sono stati resi noti alcuni elementi che riportano la pigmentazione originaria della più rappresentativa opera scultorea del museo partenopeo, realizzata da Glicone di Atene nel III secolo d.C. e rinvenuta, insieme all’Ercole Latino conservato alla Reggia di Caserta, presso le Terme di Caracalla, tra il 1545-1546, nel corso dagli scavi fatti condurre da Papa Paolo III Farnese. Apposite tonalità erano state approntate per il volto e il corpo del mitico eroe raffigurato in riposo. Dalle analisi effettuate sugli occhi, attraverso macroscopia – VIL – UV e prelievi, sono emerse tracce di policromia, ravvisabili pure in alcune parti dell’opera che, in epoche passate, sono state oggetto di restauro e integrazioni, per quanto tutti gli interventi apportati hanno, quasi sempre, rispettato le componenti originali della statua stessa. La primaria impronta coloristica è stata rivelata, in particolar modo, nell’occhio sinistro. Sul marmo sono, inoltre, evidenti le integrazioni storiche hanno coperto la porzione primigenia della scultura, da cui sono state recuperate sopravvissute impronte di nero a base carboniosa e di un altro pigmento fatto di ematite.

Di complessa interpretazione è, invece, la questione della pelle, per quanto sono ben visibili in tutta l’opera ancora porzioni originarie di colore. Dalle prime investigazioni svolte sono state rinvenute presenze di ematite su tutti i campioni raccolti sia sul petto che sulle braccia. Al riguardo, sono state avanzate alcune ipotesi: che il pigmento ritrovato non fosse quello definitivo e che probabilmente sia stato impiegato per accogliere un’ulteriore tonalità così da dare un colore bruno chiaro alla cromia desiderata.

“In attesa delle indagini che diano un riscontro definitivo, si confermano anche gli studi sulla criniera del leone: qui il pigmento è a base di ematite (ocra rossa o gialla, da confermare con successive analisi chimiche). Tali colori si ritrovano ampiamente anche sulla base di roccia dove l’eroe si appoggia” – ha evidenziato Andrea Rossi, esperto che ha condotto le indagini sull’Ercole Farnese.

La cromia era stata distribuita armonicamente: “La barba si presentava di un colore bruno/rossiccio, nelle parti originali sono stati individuati residui di pigmento con le stesse caratteristiche di quelli individuati sulla Leontè e sulla roccia” – ha commentato Cristiana Barandoni, Responsabile Scientifico di MANN in Colours.

Stanno andando avanti, poi, anche le attività di modellazione in 3D per il progetto “Caracalla Reborn” realizzato in rete con la società Flyover Zone. L’iniziativa prevede la ricostruzione digitale delle Terme di Caracalla con il loro suggestivo ed originario impianto scultoreo. A settembre, per la prima volta, verranno avviati gli interventi di digitalizzazione fotogrammetrica del Toro Farnese che verrà incluso nel virtual tour delle Terme Antoniane. Contestualmente, pure sullo stesso Toro Farnese verranno condotte sistematiche ricerche sulla sua policromia.

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Luigi Fusco - Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.

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