Ferdinando IV sorregge la fede, alla Reggia la tela con le Virtù
Luigi Fusco (Ph Marcello Belli)
– Presso il Museo degli Argenti Sacri della Cappella Palatina della Reggia di Caserta è esposto un dipinto intitolato Ferdinando IV che sorregge la fede. Si tratta di una tela, datata alla seconda metà del Settecento, attribuita al pittore abruzzese Giuseppe Ronzi.
Il sovrano, vestito con una pesante armatura su cui è poggiato un grosso manto rosso, è rappresentato al centro della composizione mentre viene incoronato da una figura femminile. Attorno allo stesso re sono presenti altri soggetti, tutti caratterizzati da specifici attributi iconografici. Ulteriori personaggi sono, poi, collocati avanti al nucleo principale. Immediatamente dietro si staglia, invece, un’imponente struttura architettonica ornata di sculture.
Più che dal punto di vista stilistico, il quadro risulta essere molto interessante per il suo impianto iconografico, in quanto vi sono presenti diversi elementi simbolici che mettono in risalto Ferdinando IV sia come monarca sia come difensore della fede cristiana. Difatti, il Borbone è circondato dalle figure allegoriche delle virtù umane e spirituali, a loro volta suddivise tra cardinali e teologali. Partendo dalla destra del re, si individua per prima la Fede, i cui attribuiti, di origine medievale, sono la croce e il calice con l’ostia; affianco compare la Carità, raffigurata come Virgo lactans, con in grembo un bambino; segue la Prudenza, identificabile attraverso lo specchio che sostiene, simbolo, che sin dall’età altomedievale, alludeva alla “capacità dell’uomo savio di vedersi cosi com’è”; intenta a incoronare il re c’è, poi, la Sapienza, riconoscibile attraverso il ramo d’ulivo, attributo mutuato da Minerva; si affianca ad essa il soggetto della Giustizia mentre porge lo scettro a Ferdinando. Questa figura è, inoltre, identificabile anche attraverso la presenza del fascio littorio; inginocchiata è la Speranza, impegnata a sollevare un piatto su cui è poggiato un cartiglio, con affianco l’ancora: suo attributo principale. Posta a lato della composizione centrale è, infine, la Fortezza, il cui motivo figurativo è contraddistinto dall’armatura che indossa e l’elmo che le cinge il capo. In primo piano è, invece, raffigurato Ercole, con la classica leontè, impegnato nello scacciar vie le eresie, rappresentate da uomini avvolti da serpenti mentre cedono sotto i suoi colpi.
Nel suo insieme figurativo, l’opera sembrerebbe rimandare al periodo della prima restaurazione borbonica, seguita alla conquista del regno dopo la rivoluzione del 1799. I soggetti realizzati alludono tutti al riconquistato potere regio e alla ristabilita fede cattolica, riportando l’intero motivo dipinto alla gloria di Carlo di Borbone. Quest’ultima ipotesi è supportata dalla presenza di Ercole, divinità già cara ai Farnese, e dalla complessa struttura architettonica raffigurata sul fondo, le cui forme evocano quelle del Foro Carolino di Napoli sulla cui balaustra, non a caso, sono disposte le 26 sculture indicanti le virtù di Carlo III, già patriarca della dinastia napoletana.
Luigi Fusco – Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.
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