Ferragosto alla Reggia. Funziona e come la #curaFelicori
(Beatrice Crisci) – E anche Ferragosto ha fatto boom. Ormai l’ottima affluenza che si registra alla Reggia di Caserta non fa più notizia. Si potrebbe quasi dire che pure l’apertura straordinaria di Ferragosto ha registrato il “solito” botto di visitatori al Palazzo vanvitelliano. Ma è sbagliato considerare tutto normale, così com’è sbagliato dall’altra parte adagiarsi sugli allori. Questi i numeri: 4631 visitatori, di cui 3537 paganti e 1094 gratuiti. Nel 2015? Il totale era stato di 2823, di cui 2158 paganti e 665 gratuiti. Ovviamente c’è stato un incremento significativo rispetto allo scorso anno. Sono 1808 persone in più, una percentuale di oltre il 64%.
“Credo siamo il museo statale – ha postato Mauro Felicori su Facebook – con il maggiore incremento del 2016; sono dati che parlano da soli e che si devono al dinamismo creato dalla riforma Franceschini, all’impegno di tutti noi (ripeto: tutti noi) che lavoriamo alla Reggia e alla straordinaria attenzione di cui i media ci hanno gratificato; io in particolare sono commosso per l’incoraggiamento che i casertani mi offrono ogni giorno, sincero, appassionato, disinteressato #fiduciacaserta“.
D’altronde, riconsiderando il computo delle cifre va detto che a Ferragosto 2015 non era ancora iniziata la #curaFelicori. La nomina di Mauro Felicori a direttore generale, insieme con le altre diciannove, fu comunicata dal ministro Dario Franceschini il 18 agosto. Il profilo tratteggiato sul sito del Mibact era quello di un manager culturale di 63 anni, nato a Bologna, laureatosi con lode in filosofia, poi specializzatosi in economia della cultura e politiche culturali, direttore del Dipartimento economia e promozione della Città del Comune di Bologna. Ebbene, alla luce dei risultati determinati dalla direzione di Felicori, insediatosi di fatto solo agli inizi di ottobre, fa sorridere oggi quello che scriveva Tommaso Montanari in data 21 agosto 2015 sul quotidiano La Repubblica: “Sono profondamente preoccupato per il futuro della Reggia di Caserta. Mauro Felicori non è uno storico dell’arte, ma un laureato in filosofia che ha lavorato come dirigente nei settori dell’economia e del marketing culturale, all’interno dell’amministrazione comunale bolognese: cioè in quel mondo del Partito Democratico emiliano da cui proviene lo stesso ministro Franceschini. Non metto in dubbio la qualità della persona: ma si tratta di un curriculum clamorosamente inadeguato alla direzione della Reggia. Quando l’idea dell’autonomia dei musei cominciò a prendere corpo nella Commissione Bray per la riforma del Ministero per i Beni culturali (della quale ero membro), il fine condiviso era quello di fare finalmente dei nostri musei dei centri di ricerca: cioè dei luoghi di produzione e di redistribuzione della conoscenza. Ma una nomina come quella di Felicori stronca in radice questa possibilità: ed è francamente deprimente dover dire ai giovani napoletani che studiano arte e architettura barocche che – se sperano un giorno di dirigere la Reggia di Caserta – dovranno cambiare studi, e sperare di passare prima per l’amministrazione comunale giusta”.
Beh, i fatti sono andati diversamente…
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