Giornata del Tricolore, la bandiera che fu anche dei Borbone
– 224 anni e non sentirli. Il 7 di gennaio si celebrano le ricorrenze in onore della bandiera italiana. La sua prima apparizione risale a un’epoca precedente all’unità nazionale. La sua storia, difatti, ha avuto inizio nel 1797, subito dopo l’epifania, quando venne adottata come vessillo della Repubblica Cispadana. La sua consacrazione avvenne, invece, all’interno di un salone del palazzo comunale di Reggio Emilia, ambiente che, ancora oggi, è conosciuto come Sala del Tricolore.
L’adozione del tricolore fu in seguito agli eventi che si erano avvicendati in Italia, così come nel resto d’Europa, dopo i fatti della rivoluzione francese del 1789; ed è proprio in quest’ultimo anno che le cromie nostrane fecero la loro prima comparsa: a Genova sugli abiti di alcuni manifestanti. Appuntata sulle loro giacche vi era, infatti, una coccarda verde, bianca e rossa.
Nel corso del 1796, questi tre colori divennero, prima, il contrassegno della legione miliare lombarda e, dopo, della congregazione dei magistrati e dei deputati di Bologna. Dopo il 7 gennaio del 1797, l’alloro neonato tricolore continuò a riscuotere sempre più successo, fino a divenire il simbolo più rappresentativo dell’epoca risorgimentale, tanto da esser poi innalzato a emblema del nuovo Regno d’Italia.
Contrariamente a quanto si pensi, il bianco, il rosso e il verde vennero adottati, per un brevissimo periodo, anche dai Borbone. Ferdinando II, re delle Due Sicilie, poco dopo lo scoppio delle rivolte nel suo Regno concesse, il 10 febbraio del 1848, la costituzione e, il 23 febbraio dello stesso anno, acconsentì l’utilizzo di sciarpe tricolore come ornamento della bandiera della propria nazione. Tale evento venne accompagnato da un decreto emanato da Carlo Troya, presidente del consiglio duosiciliano, nel quale era riportato che le insegne reali potevano essere circondate dai colori italiani, a patto che non venisse intaccata la figura principale contenente tutti gli stemmi delle armi reali. Questa modifica venne poi abbandonata nel 1849, cioè al ritiro della carta costituzionale da parte dello stesso Ferdinando.
Il tricolore riapparì attorno al gonfalone borbonico nel 1860; a riadottarlo fu Francesco II, il quale lo tenne in considerazione fino a quando non capitolò a Gaeta, nel febbraio del 1861.
Questa nuova bandiera venne utilizzata anche dal generale spagnolo José Borjes, quando giunse nel Meridione per accogliere consensi sulla causa legittimista del brigantaggio. In una lettera, Salvatore Ruffo, principe di Scilla e membro dell’esiliato governo di Francesco II, scriveva all’ufficiale affermando che “la questione della bandiera è anche assai delicata. Gaeta si è resa immortale colla bandiera tricolore, in mezzo a cui vi era lo scudo dei Borboni […] voi potrete adottarla, mettendovi i nastri tricolori. Voi sapete che magnifica missione avrà Francesco II di risollevare la vera Italia e di esser per eccellenza il re italiano e liberale nel buon senso […] I colori italiani furono insozzati dalla rivoluzione. Francesco II li purificherà forse“.
Luigi Fusco– Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.
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