Gli NTF di Bruno Donzelli al top, spacca il primo curated drop
Qualche giorno fa il primo curated drop, ovvero la vendita di opere digitali, dell’artista Bruno Donzelli. Un successo! L’artista napoletano di levatura internazionale, che da decenni ha scelto di vivere a Caserta, è entrato di diritto con i suoi “Frammenti impertinenti” nel nuovo mondo dei token non fungibili (NFT). Ne abbiamo parlato con il critico d’arte Enzo Battarra.
So che come critico d’arte hai una profonda conoscenza del lavoro artistico di Bruno Donzelli. Lo hai più volte presentato in mostre e scritto per lui sulla stampa. Parlaci un po’ di lui e del suo background. Bruno Donzelli è un artista dalla lunga storia. Ha compiuto da poco 80 anni. Lui è nato a Napoli e Napoli è la sua fonte di ispirazione. Dopo il terremoto del 1980 si è trasferito a Caserta, preferendo i ritmi più tranquilli di una città di provincia. Ma anche se nelle sue opere non c’è uno stretto riferimento a Napoli, questa straordinaria città gli ha trasmesso una grande carica di ironia e un’esplosione di colori.
Donzelli ha alle spalle una lunga carriera da artista, puoi parlarcene un po’? Ha partecipato a tante mostre collettive in tutto il mondo e ha tenuto personali nelle capitali europee e negli Stati Uniti. Da poco si è conclusa la sua partecipazione alla Biennale di Architettura di Venezia. Il suo percorso artistico nasce negli anni Sessanta. Agli inizi ha una matrice Cobra, il gruppo materico europeo. Poi ha un avvicinamento alla pop art inglese. Ma alla fine degli anni Settanta sviluppa uno stile molto personale e originale, iniziando un lavoro sulla tela di rivisitazione, a modo suo, della storia dell’arte contemporanea.
Quando ha scoperto il mondo degli NFT? Quali sono state le sue sensazioni iniziali, e quando è entrato ufficialmente in questo mondo. Erano già alcuni mesi che volevo parlare a Donzelli degli NFT. Poi c’è stata qualche settimana fa l’occasione di un pranzo, presente anche il gallerista casertano Antonello Ricciardi. Gli abbiamo parlato degli NFT e l’artista si è entusiasmato all’idea di entrare nel mondo della CryptoArt. Vedi, Donzelli è un ottantenne, ma come tutti gli artisti è un eterno bambino. Oggi è il suo ingresso ufficiale nel mondo NFT.
Parliamo della sua arte e del suo stile, quali sono le sue fonti di ispirazione e gli artisti che lo hanno influenzato maggiormente? Bruno Donzelli riscrive la storia dell’arte dell’ultimo secolo. E lo fa recuperando i segni, i materiali, i colori dei grandi maestri. In realtà, segue le loro orme, le loro tracce. Le sue non sono semplici citazioni, ma vere e proprie rivisitazioni o meglio rigenerazioni. È come se ogni artista, da Duchamp a Warhol, da Picasso a Beuys, ritorni a vivere nelle tele di Donzelli nella sua essenza più pura. Ma tutto ciò è fatto con lo spirito del divertissement, dell’ironia, con la gioia dei colori e un grande amore per questi maestri dell’arte contemporanea.
Nella collezione “Frammenti impertinenti” propone una serie di opere che sono “pagine” di storie dell’arte. Da dove nascono queste opere e cosa lo ha ispirato? I “frammenti impertinenti” di Bruno Donzelli nascono come opere fisiche di piccolo formato. Ma proprio per la scala ridotta l’artista riesce a sintetizzare e condensare tutto il fascino di un ironico e fantastico attraversamento dell’arte del secolo scorso. I colori brillanti cari all’artista raccontano un viaggio che parte dalle avanguardie storiche del ‘900 rivisitate alla sua maniera, giocando con i temi del surrealismo, del futurismo, passando per l’informale, l’astrazione, fino ad arrivare alla pop e alla street art. Tutto viene interpretato e raccontato nello stile di questo colto e al tempo stesso impertinente costruttore di immagini.
Con circa 50 anni di carriera alle spalle, possiamo dire che la sua arte non nasce certo nell’era digital. Come ha vissuto questa transizione? Bruno Donzelli vede il mondo della CryptoArt come una possibile estensione del suo messaggio universale. È consapevole del fatto che il mondo del web ha rivoluzionato i sistemi di vita, creando oggi opportunità prima impensabili. E lui che è stato sempre un innovatore, è pronto a mettersi in discussione in una nuova sfida. La sua volontà è quella di diffondere il più ampiamente il suo entusiasmo nei riguardi dell’arte. Lui sa che le persone che ancora non sono appassionate all’arte contemporanea, guardando i suoi quadri, avranno la voglia di scoprire i grandi artisti del secolo scorso. Diciamo che il suo è un lavoro anche didattico.
Quale è la sua valutazione sul futuro degli NFT e dell’arte in generale? Donzelli è convinto che il mondo digitale prenderà sempre più spazi nella vita quotidiana. Ovviamente lui è di una generazione che sarà sempre legata all’opera fisica, ma è un fautore del doppio binario. Alla realtà fisica si aggiungerà sempre più frequentemente quella digitale. I due mondi sapranno nel futuro convivere e l’arte facilmente oscillerà tra reale e digitale, a volte con vere e proprie sovrapposizioni.
Avremo mai un Donzelli totalmente digitale? Questo no. Non penso proprio. Lui ama troppo sporcarsi di pittura, toccare il quadro, entrare fisicamente nell’opera. Pensa che quando ha realizzato un autoritratto ha incollato sulla tela il magione che usava per dipingere, tutto sporco di colore, quasi un’opera nell’opera. Ecco, lui è proprio il bambino artista che gioca e si sporca con i colori. Si diverte a prendere affettuosamente in giro i grandi dell’artista, ma prende in giro anche se stesso. C’è molta autoironia nel suo lavoro.
Dal momento che lo stesso Bruno Donzelli è ormai un maestro dell’arte contemporanea, è lecito che l’artista rifaccia il verso a se stesso? È proprio così! Diciamo che crea un universo fisico donzelliano e da oggi un universo anche digitale. E in questo universo ci sono i maestri che lo hanno preceduto, ma c’è sempre e soprattutto lui.
L’arte secondo Donzelli, dunque? Esattamente! Anche se il suo lavoro può essere apprezzato da tutti per la magia dei colori e per la composizione delle immagini, è anche un invito a studiare e ad approfondire la storia dell’arte, ad appassionarsi ai movimenti e ai grandi artisti. E tutto questo serve a comprendere anche meglio il mondo degli NFT. La CryptoArt ha comunque solide basi nella storia dell’arte. Bisogna solo imparare a scoprirle.
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