I “molti” di Antonio Biasiucci, da ogni punto di vista
(Enzo Battarra) – La grande sala del Museo d’Arte Contemporanea di Caserta, negli austeri locali del ex cenobio di Sant’Agostino, è diventata un mare di volti. La luce è soffusa, le fotografie sono disposte sul pavimento, collocate in cornici con cristallo. Bisogna avvicinarsi per scorgere la sagoma del viso emergere dal vetro come da una teca. In realtà, Antonio Biasiucci ha realizzato “Molti”, questo ciclo di opere, fotografando i calchi esposti nel Museo di Antropologia di Napoli, realizzati dall’antropologo Lidio Cipriani negli Anni Trenta in alcuni Paesi del Nord Africa.
I “molti” sono i migranti che attraversano il Mediterraneo per giungere sulle coste italiane, sono “molti” perché nel viaggio perdono identità, se non addirittura la vita. E i loro volti sono ricordi che affiorano dalla superficie riflettente, una citazione di “32 mq di mare circa” di Pino Pascali. Solo che in quel lavoro le singole tessere del mosaico sono vaschette d’acqua, nell’installazione di Antonio Biasiucci sono le foto dei volti che “galleggiano” su un mare che non c’è ma si intuisce.
La mostra, curata da Massimo Sgroi, è di grande suggestione. I visitatori diventano esploratori che nel buio si aggirano sullo scacchiere delle icone, cercando tracce di vita, di sogni, di ricordi. Le fotografie vanno conquistate, scoperte, svelate. Le pareti sono nude. Le immagini possono essere solo viste dall’alto, danzando intorno a loro, come in un dripping della visione. Ognuno ha il suo punto di vista.
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