Il chiostro di Santa Caterina restaurato accoglie la mostra di Laurie Anderson
(Mario Caldara) Al tempo di Ferdinando di Borbone, il bellissimo chiostro cinquecentesco di Santa Caterina a Formiello era un lanificio, così come testimonia l’insegna epocale all’ingresso ancora visibile. Al suo interno, venivano realizzate le diverse fasi della produzione di lana e divise militari. Era all’epoca un’importantissima realtà economica e industriale, che riforniva l’esercito del Regno delle Due Sicilie e che faceva della sua attività un punto fermo dell’economia del tempo. Poi la chiusura, seguita da un completo abbandono, un triste degrado, dal mancato rispetto per un luogo storico. Tuttavia, grazie al progetto Made in Cloister, l’opera di restauro necessaria per ridare dignità al luogo ha visto la luce, realizzata dallo Studio Keller Architettura tramite crowfunding e privati. E ora che alcune parti del Chiostro sono state fatte risplendere, non solo sono aperte al pubblico, ma sono sul punto di divenire dei veri e propri centri culturali, in totale armonia con la città, allestiti come spazi espositivi di arte contemporanea e artigianale. Ad avvalorare quanto detto, c’è la mostra di Laurie Anderson, musicista, performance artist, scrittrice, moglie di Lou Reed (scomparso nel 2013). Il nome della mostra è The Withness of the Body, che include ben oltre trenta opere di Laurie Anderson, comprese le recenti Night Life e Habeas Corpus, esposte dal 28 maggio al 30 settembre, inaugurando di fatto il Chiostro dopo la restaurazione. Per Laurie Anderson non è un caso che la sua prima esposizione in città sia proprio al Chiostro. Quattro anni fa l’artista, insieme a suo marito, visitarono il Chiostro ancora in condizioni fatiscenti e fu tra i primi a sostenere il progetto Made in Cloister. Ciò la dice lunga sull’impatto, in termini di bellezza, che i luoghi storici nostrani hanno solitamente sugli stranieri, soprattutto sugli artisti del calibro della Anderson, dalla carriera eccellente (avendo collaborato in campo musicale con pilastri come Brian Eno – che a sua volta ha lavorato con artisti internazionali come U2 e Coldplay – e considerata tra i maggiori esponenti dell’avanguardia artistica newyorkese), dotata di sensibilità verso reperti, a volte abbandonati al degrado e all’indifferenza.
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