Il Natale prima del Natale, il culto di Mithra nell’antica Capua
– Nonostante la diffusione e il trionfo della religione cristiana in buona parte dei territori dell’Impero Romano, a partire dalla seconda metà del I secolo dC, la festività relativa alla nascita di Cristo cominciò a essere strutturata e commemorata soltanto molto tempo dopo. Per la sua rievocazione, si dovette attendere, almeno, il IV secolo dC, anche se, fino all’epoca alto-medievale, il suo anniversario veniva onorato contestualmente ad altre celebrazioni di derivazione pagana. Per lo più erano cerimonie dedicate a divinità solari, la cui ricorrenza cadeva in concomitanza con il Solstizio d’Inverno. Fra queste, vi era la solennità consacrata alla nascita del Sol Invictus, già identificato, dai romani, con il dio Mithra. Stando ad alcune ipotesi, condivise da vari studiosi di religioni antiche, i festeggiamenti rivolti al dio del Sole Invocato avvenivano il 25 di dicembre, data che, fra l’altro, venne ufficializzata, nel 274 dC, dall’imperatore Aureliano.
L’equiparazione della figura del Sol Invitto con quella di Mithra, il cui culto venne promosso nella città di Roma da Eliogabalo, comportò anche la diffusione della vulgata relativa al suo “Natale”.
Secondo la tradizione iconografica romana, Mithra nasceva con le sembianze di un fanciullo da una pietra, la pentra gentrix, all’interno di una caverna dove, poi, vi si recano due pastori con dei doni. Questo primo elemento narrativo basta a stabilire già un confronto diretto con la nascita di Gesù, avvenuta all’interno di una grotta a cui fanno, successivamente, visita i pastori. Nel caso di Mithra, questi ultimi personaggi sono stati riconosciuti come le divinità reggi-fiaccola: Cautes e Cuatopates. Oltre la nascita, Cristo e Mithra hanno in comune anche la morte; difatti, sia l’uno sia l’altro muoiono per poi risorgere al fine di salvare l’umanità intera dal male.
Prima di diffondersi a Roma, il mitraismo era un culto già affermato in quasi tutto l’Oriente; in seguito, ebbe modo di propagarsi in tutti gli altri territori dell’impero. Anche presso l’antica Capua si impose il suo culto, la cui testimonianza è ancora visibile attraverso lo straordinario Mitreo di Santa Maria Capua Vetere, il cui sacello, del II secolo d.C., è giunto integro nella sua struttura.
La nascita di Mithra o del Sol Invictus continuò a essere rievocata fino a quando tutte le popolazioni pagane o provenienti dal nord Europa non vennero definitivamente convertite al cristianesimo, per quanto non abbandonarono alcuni elementi simbolici, tipici delle loro precedenti tradizioni, come il vischio o l’agrifoglio, piante che ancora oggi vengono impiegate per gli addobbi natalizi casalinghi.
Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.
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