Indovina chi è lo sposo, il “chiummo” di San Giovanni Battista
– Eremita, ascetico, mistico, la sua iconografia ha attraversato i secoli dell’arte tanto da sconfinare, in maniera singolare, anche nel campo cinematografico. San Giovanni Battista, colui che battezzò Cristo e che annunciò “l’agnello di Dio”. Secondo i Vangeli, Giovanni, figlio di Zaccaria ed Elisabetta, cugina di Maria, nacque sei mesi prima di Gesù. La tradizione apocrifa della narrazione evangelica riporta che al momento della nascita venne tenuto in braccio dalla Vergine che si era recata in visita dall’anziana cugina.
La sua agiografia riferisce che sin da piccolo lasciò la sua famiglia per condurre nel deserto una vita di penitenza, pertanto fu precursore di Cristo vivendo come anacoreta, predicando la conversione e amministrando il battesimo presso il fiume Giordano.
La sua fu una fine tragica. Poco tempo dopo aver incontrato Gesù venne decapitato per ordine di Erode, rimproverato dallo stesso Giovanni per la sua condotta immorale. Difatti, egli viveva con Erodiade, la moglie del proprio fratello. Ma la richiesta di ammazzare il Battista venne da Salomé, figlia di Erodiade, a seguito della sua conturbante esibizione di danza svolta durante un banchetto allestito da Erode. Il sovrano non seppe cedere alla sua sensualità e ancor di più alla sua morbosa richiesta: avere la testa di Giovanni su di un piatto d’argento. Il suo protettorato si estende sugli albergatori, coltellinai, uccellatori, sarti e lavoranti del cuoio.
Dal punto di vista iconografico gli attributi e i riferimenti a episodi della sua vita e dei suoi miracoli sono veramente tanti: dalla croce fatta di canne all’agnello, passando per la sua testa sul vassoio al battesimo di Cristo.
In ambito campano, in merito alla figura di San Giovanni è legata, soprattutto a Napoli, la pratica dello scioglimento del “chiummo”, ovvero del piombo. Era consuetudine da parte delle donne far sciogliere del piombo in un recipiente pieno d’acqua per poi farlo riposare l’intera notte
A contatto con l’acqua, il piombo fuso, assumeva così delle forme singolari che venivano, successivamente, interpretate. Era una vera e propria pratica divinatoria, rispondente alla molibdomanzia, che prendeva in considerazione il piombo quale metallo alchemico rispondente alla figura di Saturno, fuso con lo stagno, elemento connaturato alla Luna, e riversato in acqua, cioè la limpida rugiada raccolta durante la notte.
Era credenza comune che il solidificarsi della sostanza si verificasse in virtù di leggi occulte e misteriose e le forme che emergevano venivano associate al mestiere svolto dal marito della futura ragazza che si era rivolta a tale originale prassi alchemica.
Tra paganesimo e cristianesimo, il luogo deputato a tale rituale era, nella città di Napoli, la Chiesa di San Giovanni a Mare, le cui origini risalivano all’età normanna, in seguito soppressa per le insistenti attività religiose condotte al limite del profano.
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