La chiave dell’arte, e così Milot ha aperto l’Arcos di Benevento
– E’ stata inaugurata al Museo Arcos di Benevento la mostra personale «A Key for Humanity», di Alfred Mirashi Milot, a cura di Ferdinando Creta e Nello Valente. La mostra presenta un importante insieme di opere, tra dipinti su tela, sculture e installazioni, che contraddistinguono il lavoro degli ultimi vent’anni dell’artista italo-albanese Milot, e testimonia il continuo e fecondo dialogo tra pittura e scultura. Nella nota si legge: «Il percorso espositivo propone un’artista aperto ai linguaggi della contemporaneità e attento all’incontro delle diverse culture, alle criticità della globalizzazione: Milot con le sue opere realizza chiavi per aprirsi al mondo, costruisce ponti verso gli altri, dove gli altri possono anche essere diversi. Nel suo lavoro c’è tutto il suo vissuto. Dall’incontro di due culture vicine e pur tuttavia distanti, come quella albanese, la sua terra di origine, e quella italiana, la terra che l’ha accolto e fatto crescere, nasce il suo cammino nell’arte. Ha scelto Milot come nome d’arte per segnare le sue origini e dichiarare il forte legame con la città della sua infanzia, dove ha vissuto fino all’età di vent’anni e dove ha forgiato il carattere e la spiccata sensibilità artistica: Milot è una piccola frazione del comune di Kurbin nel centro-nord dell’Albania. Alfred è un’artista esploratore, curioso, che indaga nel profondo il suo mondo, una sorta di un nuovo Ulisse che, pur imbattendosi nel quotidiano con fenomeni culturali e sociali ricchi di contraddizioni, va alla continua ricerca della conoscenza. Negli ultimi lavori di Milot la chiave è ormai il simbolo ricorrente, è strumento per aprire i cuori alla conoscenza e alla diversità, non più oggetto del quotidiano, ma distorta, piegate, curve, inutilizzabili e pertanto non più strumento di chiusura. Negli ultimi lavori di Milot la chiave è ormai simbolo ricorrente, metafora di apertura, in tutte le sue varianti, distorta, piegata, curva rappresenta lo strumento per aprire e non chiudere alla conoscenza e alla diversità. Nell’esposizione beneventana gran parte delle opere in mostra hanno la chiave come soggetto principale. Lo scorso anno Alfred, nel donare una scultura monumentale, di oltre 20 metri, denominata “La Chiave di Milot”, al comune di Cervinara, il centro caudino che lo ospitò nel 1991 quando fu costretto a lasciare l’Albania sostenne “Io voglio, o meglio, noi vogliamo una società senza chiavi. La chiave di Cervinara è una chiave “INUTILE” è un emblema della società contemporanea. Bisogna avere il coraggio di aprirsi alle nuove idee, alle diverse culture, com’è stato aperto e ospitale con me questo piccolo paese, quando sono arrivato qua nel 1991. Grazie anche a quelle esperienze, oggi posso affermare di sentirmi un artista e un uomo più maturo; ho capito che le diversità del mondo sono una risorsa e non un limite.” Questo gesto di riconoscenza non è passato inosservato e la storia di Milot, profugo ospitato e integrato in Campania e poi artista di respiro internazionale, è stato oggetto di un forte interesse mediatico in Italia e all’estero, dove le testate giornalistiche e televisive più importanti ne hanno data ampia risonanza».
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