La menzogna. I diversi tipi di bugie come riconoscerli
Tiziana Barrella (parte terza)
-Per far si che la comunicazione umana possa essere efficace e quindi riuscire a trasmettere messaggio correttamente dall’emittente al destinatario, è indispensabile che ci sia coerenza tra parole e comunicazione non verbale. Il tono di voce non adeguato rispetto a ciò che si sta dicendo, un’espressione mimica del volto discrepante rispetto alle parole emesse, un gesto attivato con una tempistica non perfettamente in sincronia con quanto stiamo affermando ed ancora particolari segnali indicatori di un evidente disagio: tutto ciò può indurre il nostro interlocutore ad avere qualche perplessità circa il nostro racconto!
Nel processo di ricostruzione delle intenzioni dell’emittente infatti, il ricevente, viene messo in allerta dall’incoerenza di due sistemi comunicativi diversi: quello verbale e ovviamente, quello non verbale. La “falla” della nostra comunicazione è da ricercarsi nel fatto che è davvero complesso controllare simultaneamente due processi comunicativi, sostiene Paul Ekman (1934) psicologo americano. Ekman, che ha dedicato molta parte dei suoi studi alle emozioni umane e a come queste si manifestano sul viso in egual modo in ogni parte del mondo, è un vero pioniere della materia ed ha approfondito lo studio della menzogna, offrendo utili definizioni che sono senz’altro di aiuto per far comprendere meglio l’argomento.
Menzogne altruistiche: dette per proteggere o aumentare le risorse psicologiche del destinatario, per tutelare i suoi interessi e la sua immagine personale, per evitargli una situazione di imbarazzo e per incrementare le sue emozioni positive.
Menzogne egoistiche: messe in atto per proteggere in modo egoistico i propri interessi come ad esempio per evitare rimproveri e punizioni, critiche imbarazzanti, disprezzo e disapprovazione o evitare di perdere la faccia e la dignità. Menzogne egoistiche per ottenere un vantaggio per sé e il proprio gruppo a danno di altri.
Menzogne premeditate: sono minuziosamente studiate e volte ad ingannare l’altro. Chi inganna elabora possibili risposte accettabili a fronte di un’eventuale approfondimento operato dal destinatario. Si tratta di menzogne ben elaborate e volte a voler far credere esattamente ciò che si afferma. Pensiamo ad esempio a colui che si dichiara testimone di un dato accadimento che ha necessità di costruirsi un alibi o, più semplicemente, di tutelare la propria immagine, onore, dignità. Menzogne non premeditate: rappresentano una modalità di comunicazione volta a distorcere la realtà ma a differenza delle prime, sono improvvisate ed elaborate al momento.
Ma sono anche considerate dagli studiosi della materia menzogne il mascherare volutamente la propria emozione per confondere o bleffare, come ad esempio nei giochi di carte; esagerare riguardo alla rappresentazione della realtà per qualunque intento o comunicare dei fatti in modo umoristico in modo tale da sviare i sospetti riguardo a qualcosa che in realtà non si vuole far sapere; risposte evasive che suggeriscono una conclusione sbagliata; ammettere solo parte della verità in modo da distogliere l’attenzione del nostro interlocutore, anche questi comportamenti sono considerati mentire!
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