La mummia di Pompei, altra scoperta nel Parco Archeologico

La mummia di Pompei, altra scoperta nel Parco Archeologico

Luigi Fusco

– Una nuova e importante scoperta è stata fatta al Parco Archeologico di Pompei. Una tomba a recinto, con una facciata decorata da piante verdi su fondo blu, una camera per l’inumazione e un cadavere semi-mummificato sono stati rinvenuti nei pressi di Porta Sarno. È un tipo di sepoltura inedita, considerato, che nel I secolo d.C., i corpi dei defunti adulti venivano, come da consuetudine, incenerati.
Al contempo, è stata recuperata anche un’iscrizione marmorea in cui è riportato un testo che attesta l’impiego frequente della lingua greca per le rappresentazioni teatrali. Tali reperti sono emersi a seguito della campagna di scavi condotta dalla Direzione dell’area archeologica pompeiana insieme all’Università Europea di Valencia.
Ai ritrovamenti ha partecipato un team interdisciplinare di esperti che si sta occupando anche dello stato di conservazione del defunto, di cui sono rimasti i capelli bianchi, parte di un orecchio e piccole porzioni del tessuto che lo avvolgeva.

“Uno degli scheletri meglio conservati della città antica”, ha dichiarato il Direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel, a cui è seguito il commento del Ministro della Cultura Dario Franceschini: “Pompei non smette di stupire e si conferma una storia di riscatto, un modello internazionale, un luogo in cui si è tornati a fare ricerca e nuovi scavi”.
La tomba risale agli ultimi decenni di vita di Pompei e apparteneva a Marcus Venerius Secundio, un liberto che era stato custode del Tempio di Venere, anche minister degli augustali e, poi, Augustale, cioè membro del collegio di sacerdoti del culto imperiale.
Un ex schiavo che dopo il riscatto aveva raggiunto una nuova e significativa posizione economica, tanto da poter permettersi una tomba di buona fattura  e di prestigio. Tanto da poter vantare, facendo scrivere sulla lapide del suo sepolcro, di aver sponsorizzato “ludi greci e latini per la durata di quattro giorni”. Impresa, quest’ultima, che di certo gli dava la possibilità di esser aggregato alla classe sociale più elevata e colta della città, in quanto la lingua greca era conosciuta e in uso presso le famiglie agiate, i cui componenti erano appassionati delle opere di Omero, Eschilo ed Euripide.
Dai primi esami condotti sul cadavere mummificato è stato rilevato che l’uomo quando è morto era già anziano. “Doveva avere più di 60 anni e non aveva mai svolto lavori particolarmente pesanti”, ha, ancora una volta, affermato Zuchtriegel.
La scelta di farsi inumare adottata da Marcus Venerius Secundio, secondo il Direttore Generale dei Musei Statali Massimo Osanna, è da ascrivere al fatto che fosse uno straniero giunto da poco tempo a Pompei e che provenisse da una città dell’impero dove era usanza farsi seppellire in una tomba.
Nel recinto della medesima camera, dietro la cella dove stava il corpo di Secundio, sono state rinvenute due urne, una delle quali in vetro, appartenenti ad una donna che si chiamava Novia Amabilis.
È stato ipotizzato che forse era la moglie del defunto, per la quale è stato praticato un rito locale.
Tante altre supposizioni girano attorno a questo singolare sepolcro, soprattutto per quanto riguarda il processo di mummificazione di Marcus Venerius.
Ulteriori studi, analisi e ricerche potranno a breve dare nuovi contributi in merito a questa tomba e far luce su altri aspetti riguardanti la storia dell’antica cittadina di Pompei.

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Luigi Fusco - Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.

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