La natività nell’Arena di Spartaco, a Capua un presepe magico
– Come da consuetudine, anche quest’anno nel giorno di Santo Stefano, è stato svelato il presepe nella Chiesa di San Giuseppe in località “Fuori Porta Roma” a Capua. I pastori e il gruppo della Natività insieme agli altri personaggi tipici della tradizione presepiale napoletana sono stati inseriti in una scenografia del tutto rinnovata nelle sue forme, tanto da assumere completamente quelle delle vestigia dell’Anfiteatro Campano. Il risultato è stato sorprendente, in quanto vi è stata una vera e propria trasposizione in miniatura degli elementi architettonici più rappresentativi dell’antica arena sammaritana.
Tale suggestione è stata realizzata riprendendo appieno alcuni modelli presepiali del Settecento, in particolare quelli contraddistinti dall’introduzione di strutture di età classica mutuate dalle rovine di Ercolano e Pompei, i cui scavi erano stati promossi dai Borbone a partire dal 1738. Per i committenti di questi esemplari, per lo più appartenenti all’alta aristocrazia partenopea, far nascere Gesù Bambino all’interno del rudere di un tempio significava far trionfare la religione cristiana su quella pagana. A promuovere il presepe di San Giuseppe è stato il sacerdote don Raffaele Paolucci, sostenuto dai volontari del suo centro parrocchiale. È dalla prima metà dell’Ottocento che presso questa chiesa viene approntato il presepe, a cui è stata sempre attribuita anche una funzione didattica e pedagogica.
In passato, inoltre, il presepe veniva inaugurato in concomitanza della fiera suina, tra le più importanti della provincia di Caserta, che si svolgeva nell’area posta tra il quartiere “Fuori Porta Roma” e il primo tratto della “Casilina”. Seppur in maniera inconscia, coloro che si occupavano degli allestimenti dei passati esemplari presepiali disponevano in successione “scene misteriche cariche di simbologia, in cui all’immobilità dei pastori si contrapponeva il movimento silenzioso di animali vivi” posti all’esterno della chiesa.
La ricorrenza del suino rimandava, poi, alla sua dimensione immonda, avida e lussuriosa, la cui natura antropologica risaliva alle “credenze” di epoca medievale. Secondo la tradizione rurale, allo stesso “maiale” veniva conferita una connotazione infera e strettamente legata al mondo delle tenebre, era considerato una creatura che andava convertita, esorcizzata, prima di esser ammazzata e mangiata e pertanto i suoi peccati potevano esser cancellati solo tramite la “luce” portata dal Bambino Gesù appena nato.
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