La profezia che si autoavvera: il potere delle aspettative nella nostra vita
Armando Rispoli (psicologo e psicoterapeuta) – Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze”. La profezia che si autoavvera è ’un fenomeno che riguarda l’insieme dei meccanismi mentali che fanno sì che determinate nostre aspettative si avverino. Non parliamo di stregoneria o artifici magici, ma di una modalità mentale che tendiamo a mettere in atto quotidianamente e che tenderà a confermare delle nostre credenze o pregiudizi su di noi, sugli altri e sulla vita. Per spiegare meglio vi faccio un esempio: devo iniziare un nuovo lavoro, in un nuovo ufficio e con nuovi colleghi. Il primo giorno di lavoro comincio a pensare “non piacerò a nessuno” e questo pensiero me lo trascino per giorni e giorni. Con questa premessa, molto probabilmente, assumerò un atteggiamento guardingo, difensivo, sarò sospettoso e magari spigoloso perchè mi sento giudicato. In questo modo i nuovi colleghi saranno indotti dal mio atteggiamento a reagire con distacco o antipatia, per cui la premessa da cui sono partita verrà confermata. Naturalmente, non rendendomi conto di aver messo in atto questo meccanismo, crederò di reagire ai comportamenti degli altri anzichè di provocarli. In pratica se noi crediamo che qualcosa sia reale, agiremo come se lo fosse e, così facendo, come conseguenza di nostre azioni e nostri atteggiamenti, diventa reale. Questo modo di pensare lo rivolgiamo spesso anche a noi stessi: per esempio, se al mattino mi alzo e mi sento teso, potrei cominciare a pensare che sono teso perché “so, ne sono certo” che qualcosa andrà storto. E con questa sensazione affronterò la giornata proprio come se fosse vero, focalizzandomi su tutti quegli avvenimenti a conferma della mia credenza . Possiamo quindi creare una profezia che si autoavvera in due modi: sia perché, alimentando una certa convinzione, la nostra mente tende a soffermarsi sulle informazioni che la confermano, sia perché l’atteggiamento stesso che assumiamo nel sostenere una credenza, va a influenzare effettivamente la situazione. E’ come se la nostra mente facesse di tutto, a nostra insaputa, per far avverare ciò che volevamo evitare, ed è per questa ragione che parliamo di profezia, ossia di una “predizione” che più cerchiamo di scacciare e più lei ci rincorre, autoavverandosi. Ma vediamo come usare la profezia che si autoavvera a nostro vantaggio. Per scardinare questo meccanismo mentale suggerisco in particolare due strategie. La prima consiste nel trasformare la profezia negativa in una profezia positiva, accettando al contempo il timore che non vada per forza così: se penso che riuscirò in quell’esame così importante, ascoltando ma non credendo ciecamente alla paura di non essere pronto, soffermandomi mentalmente, attraverso l’immaginazione su tutti quei momenti in cui mi sono sentito capace nello studio o in tutti quegli esami in cui sentivo di poter ottenere un buon risultato, ottimizzerò la possibilità di riuscita impiegando le risorse giuste e le azioni più utili e corrette. Il nostro cervello è strutturato sempre per rappresentarsi e agire ciò che immagina, immaginare uno scenario positivo ci aiuta a essere più funzionali ed efficaci. La seconda strategia consta nel saper fare una oggettiva valutazione della situazione, soppesando pensieri e comportamenti, mettendoli nero su bianco e infne scegliendo quale sia l’attegiamento più funzionale a farci andare in direzione di ciò che per noi è importante. E allora, come dice Watzlawick, se mi autoinganno, tanto vale che io lo faccia in modo utile, convincendomi che il bicchiere è mezzo pieno anziché mezzo vuoto, oppure di essere sorridente e di ricevere, così, sorrisi in risposta al mio: la profezia che si autoavvera funzionerà quindi, al positivo, innescando un circolo virtuoso anziché vizioso. Questo ovviamente non significa che possiamo cambiare il corso delle cose, ma semplicemente che possiamo modificare il nostro approccio agli eventi poiché è da noi che parte la lettura della realtà. Molti sostengono che pensare all’ipotesi peggiore li prepari all’eventualità che poi potrebbe verificarsi, quando in realtà è solo un meccanismo per mettere a tacere l’ansia di fondo legata all’impossibilità di controllare una situazione.
Iniziamo dunque a pensare e ad agire in positivo, come se voi foste…, come se il mondo fosse…, come se gli altri fossero… vedrete che anche voi capirete che il tempo passato a pensare al negativo è stato in realtà tempo non perso, ma impiegato nel modo sbagliato: iniziamo allora sin da adesso ad utilizzare il nostro tempo per andare in direzione di ciò di cui abbiamo bisogno in maniera più ottimistica, facciamolo costruendo la nostra personale profezia che si autoavvera.
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