La profezia che si autoavvera! La realtà può mai essere unica?
Armando Rispoli (psicologo e psicoterapeuta)
– Uno degli autori che hanno influenzato la psicologia contemporanea è di certo Paul Watzlawich, uno psicologo e filosofo austriaco naturalizzato statunitense, eminente esponente della Scuola di Palo Alto, nonché seguace del costruttivismo. Watzlawich afferma in uno dei suoi libri a mio avviso più belli (La Realtà della Realtà): “La credenza che la realtà che ognuno vede sia l’unica realtà è la più pericolosa di tutte le illusioni”. In pratica lo psicologo austriaco ci fa riflettere sul fatto che quella che percepiamo come una realtà “oggettiva” sia più spesso una “realtà rappresentata”, in pratica è solo il nostro punto di vista sulla realtà. Di fatto il modo in cui costruiamo questa rappresentazione è condizionato dalla società, dal contesto, dalla famiglia, e influenza in tal modo le nostre opinioni sugli avvenimenti che interessano le nostre vite. A noi psicologi capita spesso di ritrovarci davanti alle conseguenze della costruzione indiscussa di alcuni significati, dinamica che spesso contribuisce alla formazione e al mantenimento di disturbi come quello d’ansia. Una delle conseguenze più importanti della certezza dell’interpretazione che noi diamo a una realtà è quella di vedere condizionato il nostro comportamento in relazione a essa, creando le basi per le così dette profezie che si autoavverano. Detto in parole semplici, la “profezia” riguarda una convinzione, una credenza, su di sé o sugli altri, ritenuta vera o assai probabile che frequentemente e in diverse circostanze si manifesti nella realtà. Facciamo un esempio: una persona ritiene di essere poco capace e competente, così ogni volta che qualcuno, ad esempio al lavoro, le rivolge una critica sperimenta un’emozione negativa: colpa, rabbia, spesso tristezza. Per evitare queste emozioni spiacevoli cercherà pertanto di non fare più errori, starà molto attenta a non sbagliare e a portare a termine i suoi compiti in maniera perfetta. I comportamenti messi in atto e i pensieri che li accompagnano determineranno nella persona un elevato stress, probabilmente si sentirà in ansia, emozione che non favorisce certo la concentrazione e l’attenzione, per cui verosimilmente tenderà a essere più distratta commettendo di conseguenza più errori. Nel prendere atto dei nuovi errori commessi penserà che la causa che li ha generati consiste nel fatto di essere una persona poco capace e competente. Come anticipavamo, siamo partiti da una credenza su di sé come persona incompetente e attraverso tutta una serie di meccanismi e comportamenti (volti per altro apparentemente a contraddire la credenza) siamo giunti a confermarla. E’ così che si instaurano dei veri e propri circoli viziosi dai quali può veramente diventare difficile uscire, sia a causa delle emozioni negative sperimentate, sia del fatto che quando riteniamo che qualcosa sia vero non lo mettiamo più in discussione. Le cose si complicano quando entriamo in relazione con gli altri portando con noi in maniera indiscussa le nostre certezze sulle realtà che sperimentiamo. Legami molto forti come quelli familiari, amicali e sentimentali rischiano spesso di subire le conseguenze delle nostre interpretazioni di ciò che sperimentiamo nell’interazione con l’altro. Niente paura, i meccanismi descritti non sono per forza di tipo patologico, infatti ognuno di noi nella sua esperienza quotidiana può trovare prova di come essi agiscano, a volte senza particolari conseguenze. Altre volte, al contrario, possono determinare grosse difficoltà nel perseguire le proprie mete, la propria realizzazione personale e relazionale. Diventa importante interrogarci e riconoscere quelle che sono le nostre principali credenze o convinzioni su noi stessi e sugli altri e quali reazioni attivino normalmente. Una volta evidenziate, attraverso l’analisi di episodi e situazioni nelle quali esse hanno guidato la nostra azione, con conseguenze spiacevoli per noi, il secondo passo consiste nella loro verifica e messa in discussione chiedendosi: è questa l’unica realtà possibile?
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