La resilienza: da tecnicismo a fenomeno sociale
Serena Mottola*
– Capita spesso che termini originariamente appartenenti ad un linguaggio specialistico vengano usati anche nella lingua comune, con un’accezione metaforica e più ampia rispetto al significato originario. È il caso, questo, del termine “resilienza”, ultimamente molto utilizzato da mass media, giornalisti e scrittori.
In alcune discipline scientifiche, quali la fisica e l’ingegneria, la resilienza è la capacità di un materiale di reggere agli urti senza spezzarsi. Uno degli esempi più utilizzati per la comprensione del fenomeno è quello di una racchetta da tennis, le cui corde, deformate dall’urto con la pallina (deformazione elastica), non si rompono, ma assorbono un quantitativo di energia che restituiscono colpendo la pallina a loro volta. Al contrario, i materiali definiti “fragili” sono quelli con un carico di elasticità prossimo alla rottura.
La parola “resilienza”, dal latino “resilientia”, viene spesso erroneamente ricondotta alla forma inglese “resilience” e considerata un calco linguistico. In lingua italiana compare per la prima volta in alcuni articoli filosofici del XVIII secolo, con un’accezione più metaforica e meno specialistica. Con il passare del tempo, e in particolare a partire dal 2010, si è infatti parlato di “resilienza” in numerosi ambiti scientifici e non, conservando comunque l’originario significato del termine: in psicologia, ad esempio, la resilienza è la capacità di un individuo di recuperare l’equilibrio psicologico dopo un trauma, mentre nella tecnologia dei filati sono definiti “resilienti” quei tessuti che riescono a riassumere l’aspetto originale a seguito di una deformazione. È interessante notare che la forma aggettivale “resiliente” continua a mantenere una connotazione più tecnica rispetto al sostantivo “resilienza”, maggiormente flessibile.
Attualmente, si attesta un elevato riferimento alla resilienza soprattutto da parte di mass media e giornalisti. L’accezione più frequente è quella socio-psicologica: si parla, più che di materiali, di persone dotate di resilienza, cioè della capacità di reagire e andare avanti nonostante le difficoltà incontrate e i traumi subiti. Non si tratta solo di “resistenza”, poiché manca nella definizione di quest’ultima il riferimento alla reazione (positiva) del soggetto di fronte al problema. Probabilmente, il sempre più diffuso utilizzo del termine in ambito sociale è dovuto al clima di crisi ed instabilità vissuto dal nostro paese negli ultimi anni; le persone, trovandosi di fronte a difficoltà sempre più pesanti, sia materiali che “ideologiche”, hanno dovuto affinare la capacità di imparare dai problemi e ripartire da essi, dotandosi di una ormai necessaria “elasticità mentale”. E poiché la lingua è sempre lo specchio della comunità di parlanti che la utilizza, troviamo che il termine “resilienza” si riferisca, ormai, ad un vero e proprio fenomeno sociale.
*Dottorato in Eurolinguaggi e Terminologie Specialistiche – XXXIII ciclo
Università degli Studi di Napoli “Parthenope
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