La vita in una stanza, “Un anno dopo” al Civico 14 di Caserta
– È facile ritrovarsi una sera a teatro, sedersi, guardare e capire, andare via, far finta di niente. È facile poi, soprattutto se il giorno dopo lo spettacolo è domenica, fermarsi a pensare i problemi, la voglia di cambiare. Più dura da combattere, invece, è la sensazione di paralisi che ti stringe e allo stesso tempo ti illumina, facendo comprendere che il teatro è vita e la vita è teatro. “Un anno dopo” è lo spettacolo scritto da Tony Laudadio e messo in scena da Arturo Scognamiglio ed Ettore Nigro, per la regia di Andrea Renzi e andato in scena al Civico 14.
Trenta scenette che germogliano una dall’altra aventi lo stesso filo conduttore, due impiegati che si trovano a diventare per caso compagni di vita. In un primo momento la scrivania che li pone uno di fronte all’altro più che unire sembra dividere le parti, che hanno il viso nascosto da un computer. Sarà la loquacità di Goffredo a rompere il ghiaccio, proponendo subito la capacità umana di creare una relazione come la principale oppositrice dell’alienante imperativo economico-lavorativo. Giacomo, grigio impiegatuccio di provincia con poca velleità, e Goffredo, uomo dalle idee plastiche e utopico sognatore, per lui si potrebbe azzardare la definizione di “cazzaro”. Così, da neonata che si era vista, la loro amicizia cresce in fretta agli occhi dello spettatore permettendogli di apprezzare la profonda evoluzione dei personaggi in breve tempo. Tuttavia questo tempo saponato, inafferrabile, crea uno stato di agitazione che viene stemperato solo da un’amara ironia. Durante i dialoghi si ha l’impressione che Goffredo e Giacomo vogliano tenersi in superficie, non scoprirsi mai veramente, infatti sono le frasi lasciate a mezz’aria, la litania della partenza imminente e la forzata ritrosia di Giacomo a svelare la terribile verità nascosta. Arturo Scognamiglio ed Ettore Nigro interpretano degli incompiuti, esseri umani vinti dalla vita e dalle circostanze. E anche nel finale, quando entrambi sembrano aver spezzato la monotonia di una vita scandita dalla campanella dell’intervallo ergendosi liberi e vincitori e contenti, sono ancora lì, intrappolati tra le quattro mura di un ufficio.
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