La voce del cavallo. A Palazzo Fazio in scena il sedicesimo spettacolo
Redazione -A Palazzo Fazio continua la rassegna FaziOpenTheater con il sedicesimo spettacolo in programma. Per la sezione spettacoli d’inclusione (Genere Comico – Brillante) Responsabile Sezione Gianpaolo GENTILE “Tò Arte” di Aversa, va in scena “La voce del cavallo”. Testo e regia Giuseppe CALABRESE – Luca GAETA. Appuntamento domenica 6 aprile alle 19. Interpreti Giuseppe CALABRESE – Luca GAETA
LA STORIA
Da oltre nove anni le forze belliche degli Achei e dei Troiani si scontrano in una battaglia
duratura e interminabile, cominciata per il rapimento di Elena, moglie di Menelao re di Sparta.
L’astuzia del re di Itaca, Ulisse, ha però prodotto un espediente forte e sicuro. Il cavallo di
legno è il mezzo perfetto per penetrare all’interno delle mura dell’inespugnabile città di Troia.
Ma come fare a comprendere il momento adeguato affinché i guerrieri Achei possano uscire
dal cavallo senza essere visti? Quattro fori, posti ai lati della testa del cavallo, una piccola
stanza dove due sentinelle saranno impegnate in questo arduo compito. Lysander lo spartano
e Talaos di Pilo sono i due prescelti guerrieri che porteranno a termine questa missione. Due
mentalità opposte obbligate a coesistere in uno spazio ristretto, dove idee, sogni e incertezze
si mescolano in un dialogo tragi-comico sulla necessità di questo atto bellico. Chi avrà ragione
dei due? Cosa accadrà quando daranno il segnale agli altri combattenti? A cosa sarà servito
tutto questo?
NOTE
“Le Voci del Cavallo” nasce dall’esigenza di denunciare l’incompresa verità nascosta dietro
ogni conflitto bellico. L’espediente narrativo di utilizzare una storia nota e mitologica come la
Guerra di Troia permette ai personaggi di esprimere, tra battute e silenzi, le indicibili atrocità e
le infondate convinzioni che spingono le persone a supportare le guerre. Il testo si prefigge, sin
da subito, l’obiettivo di mettere a nudo quelle che sono le false verità che i promotori di guerra
vendono per certezze. La costruzione di un connubio contrastante tra “il guerriero
fondamentalista spartano e il cittadino di Pilo” cerca di mettere in risalto le grandi distanze
esistenti tra chi combatte per onore e chi è costretto a farlo. I dialoghi pongono l’attenzione
sulla drammaticità di problemi reali e attuali, che vengono colorati di comicità da chi li
sottovaluta, o modifica, in base alle proprie verità. Tante le questioni irrisolte che
accompagneranno, ancora nel tempo, l’uomo e le sue popolazioni, ma una focalizzazione sul
problema della guerra tenta di spingere gli spettatori alla realizzazione delle enormi difficoltà di
chi subisce le atroci azioni di uomini che scelgono per altri la necessità di una guerra.
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