L’ecofemminismo, ovvero del legale tra donne e natura
Michele Bevilacqua*
– Termine coniato nel 1974 dalla scrittrice francese Françoise d’Eaubonne, l’écoféminisme indica l’unione del movimento ecologista radicale ed il femminismo, ovvero una tipologia di movimento femminista particolarmente impegnato nella salvaguardia della natura e dell’ambiente. Oggigiorno l’ecofemminismo insiste nel sottolineare che il tipo di logica del potere usato per giustificare la dominazione sugli esseri umani attraverso il riferimento al genere, all’etnia e all’appartenenza di classe, è utilizzato anche per giustificare la dominazione sulla natura. È nell’opera di Françoise d’Eaubonne, Le féminisme ou la mort (1974) che compare per la prima volta la contrazione inedita dei termini francesi écologie e féminisme nel termine macedonia écoféminisme. In esso la femminista francese si soffermava sui costi ambientali dello “sviluppo” e individuava nelle donne i soggetti del mutamento indagando sulle connessioni tra il dominio imposto alle donne e dominio sulla natura. L’écoféminisme di d’Eaubonne sostiene che la rivoluzione femminista è necessaria alla rivoluzione ecologica, poiché è il dominio dell’uomo sulle donne e sulla natura a provocare la crisi ambientale che, secondo lei, si può riassumere in due flagelli: la sovrappopolazione e l’agricoltura intensiva. L’ecofemminismo rischia quasi di equiparare le donne alla natura, ma al fine di denunciare meglio il dominio maschile.
Françoise D’Eaubonne, che ha più volte pubblicato sul tema dell’ecofemminismo (1972, 1974, 1976, 1978), denuncia l’organizzazione sessista della società che ha portato al dominio dell’uomo sulla donna e al saccheggio della natura. Secondo il suo pensiero, la matrice ideologica che permette all’uomo di dominare la donna è la stessa che permette all’uomo di dominare la natura. La distruzione della natura non è quindi imputabile all’umanità nel suo insieme, ma agli uomini, che hanno costruito una civiltà sessista e, più in generale, una società di dominio.
Per d’Eaubonne, la grande sconfitta delle donne è la perdita di controllo che possono aver avuto nei primi tempi delle civiltà sedentarie sui loro corpi e quindi sulla procreazione, e sui terreni che avevano il compito di coltivare, l’uno in continuità con l’altro. In seguito alla scoperta da parte degli uomini del legame tra rapporto sessuale e procreazione, questi si considerarono come la causa di ogni cosa e quindi come padroni: padroni della fertilità delle donne e della terra.
Il movimento ecofemminista si è fatto portavoce di una posizione che va oltre sia la rivendicazione femminile di uno statuto di razionalità e di diritti politici ed economici al pari della condizione maschile, sia l’affermazione della specificità femminile e dell’alternativa femminista alla cultura maschilista. L’ecofemminismo si dedica ad affrontare e superare i modelli socio-culturali discriminatori attraverso una rivalutazione, celebrazione e difesa di tutto quello che la società patriarcale ha svalutato interpretando il reale secondo metafore dicotomiche in cui il femminile è sottostimato in quanto associato a ciò che riguarda la corporeità, le emozioni, la sapienza intuitiva, la cooperazione, l’istinto alla cura, la capacità empatica, mentre il maschile è celebrato poiché accostato a concetti opposti, quali forza, razionalità, intelletto, competizione, dominio e apatia.
*Università degli Studi di Napoli “Parthenope” Université d’Artois
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