Libri in Redazione: Biagio Arixi e la sua “Diva perversa”
-Pubblicato dalla Graus Edizioni di Napoli, l’ultimo romanzo di Biagio Arixi dal titolo molto evocativo e d’impatto, Diva perversa, è un’interessante esplorazione della vita e della carriera artistica di Greta Bertini, “diva della cellulosa” degli anni ‘60 del Novecento. Lo scrittore sorrese di adozione romana, autore di numerose raccolte poetiche, di racconti per l’infanzia e di romanzi, di cui ricordiamo Il mago innamorato (Einaudi Scuola, 1988), Figlio di vescovo (Pironti Editore, 1988) e Peccati scarlatti (Croce Libreria, 2009), ci racconta la storia di Irina Puskin, vero nome di Greta, una ragazzina ucraina emigrata in Francia in tenera età con i genitori, con la quale Greta non ha più molto da condividere, se non il suo sensuale corpo e la bellezza del sembiante. Liberamente ispirato alla diva franco-statunitense Irina Demick, all’anagrafe Irina Dziemiach, il personaggio di Greta Bertini è il frutto dell’eclettismo artistico di Biagio Arixi che, analogamente alla sua Carmen di Strega plebea (Arkadia Editore, 2012) e Strega borghese (Milena Edizioni, 2018), foggia un’eroina affascinante, intrigante, bella, misteriosa, compiacente, sensuale e infine perversa. Tale perversione è l’esito di uno sviluppo mentale e di un percorso di vita volti ad emancipare l’immagine stereotipata e “cellofanata” della tipica diva europea-americana di una volta, che diventa suo malgrado quasi un’icona asessuata e immacolata.
Biagio Arixi ci mostra come il tema della perversione sessuale possa generare dei mostri e delle paure nell’animo di una donna da tutti idolatrata e da tutti considerata come un feticcio da venerare. Nonostante ciò, Greta Bertini è una donna che chiede di soddisfare il suo appetito sessuale, mescendo nelle coppe di champagne l’ebbrezza della fregola della carne. Arixi utilizza sapientemente il suo lessico, descrivendo gli amplessi con misura, con moderazione, riuscendo nell’intento di equilibrare la frenesia di un atto libidinoso con un lessico ricercato, con un periodare ipotattico ed elegante, che dona alla narrazione un fascino sensuale e atavico.
Ciò che attrae in Diva perversa è l’umanità celata di una donna vittima della sua “divinità”, apparentemente incapace di liberarsi dall’indifferenza e dalla sterilità di una vita coniugale inappagante e dalle spesse catene della sua immagine. Tuttavia, Arixi crea, nell’illusoria felicità della vita artistica di Greta Bertini, un sentiero cosparso di successi, applausi, sorrisi, abbracci e onori; di una gloria d’artista consumata che il lettore più attento può seguire parallelamente allo sviluppo narrativo dell’eroina dell’autore. Dopo una lunga peregrinazione nei tortuosi vicoli della sua vita da diva, ritroviamo la vera essenza di Irina; non più Greta Bertini, bensì Irina Puskin, colei che per prima rivendica la sua parte di umanità resa alla platea di spettatori interessati unicamente all’effimera immagine del personaggio e non della persona.
Romanzo robusto e solido, Diva perversa può certamente essere annoverato tra i maggiori lavori della maturità letteraria di Biagio Arixi. Narratore assoluto che sceglie e adopera intelligentemente le parole con accuratezza e con precisione, Arixi ci immerge in un’affascinante indagine sulla vita e sull’animo di una donna assurta a dignità d’icona, che forse non rinuncerà più a cedere a quel lato oscuro ed eccitante dell’appagamento sessuale inviso a taluni paladini del politically correct pieni di probità. Greta Bertina-Irina Puskin potrà ora svestirsi di un costume di scena che calza troppo stretto, mentre i suoi amati adulatori continueranno, per amore o per forza, ad adorarla per obbligata piaggeria o per sincera ammirazione.
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