Linguaggio del corpo e comunicazione non verbale, i gesti e le posizioni

Linguaggio del corpo e comunicazione non verbale, i gesti e le posizioni

Rubrica a cura di Tiziana Barrella

-Esiste un codice silenzioso ma eloquente con cui tutti noi abbiamo a che fare più spesso di quanto immaginiamo fatto di gesti, posizioni, movimenti del corpo e attraverso cui, un individuo esprime ciò che in un dato momento realmente percepisce o sta vivendo al di là di ciò che dice. Molte informazioni su chi circonda e su noi stessi, ci vengono offerte attraverso i movimenti delle mani, dei piedi, attraverso le posizioni assunte dal corpo nello spazio in un dato modo, posizionando il capo o gli occhi in una certa direzione. Conoscere il significato di ciò che facciamo è davvero interessante per autodeterminarsi, per capire meglio ciò che ci succede e le emozioni autentiche in atto e di cui non si è sempre consapevoli.

Normalmente siamo soliti usare il corpo e la gestualità  per meglio definire un discorso, per sostituire una parola o un concetto, per comunicare velocemente un’informazione e per questo abbiamo a nostra disposizione un vero e proprio “pacchetto” di segni convenzionali e di cui il popolo italiano è davvero un gran utilizzatore! Molti di questi segni sono stati addirittura acquisiti dal linguaggio tecnologico e rappresentati graficamente attraverso le famose Emoji, con cui intendiamo rafforzare un nostro pensiero o far comprendere meglio un messaggio scritto che altrimenti sarebbe monco di una parte fondamentale della comunicazione: il linguaggio del corpo. Se vogliamo dire OK  basta congiungere pollice ed indice lasciando libere le altre dita; se vogliamo dire STOP, apriamo il palmo della mano mettendo ben in evidenza le dita; puntiamo l’indice per indicare qualcosa;  alziamo il pollice per dire va bene; congiungiamo le mani per ringraziare.

 E’ bene sapere però che non tutti i simboli sono facilmente riconoscibili in ogni parte del mondo e mentre per alcuni un gesto   assume un significato, per altri potrebbero addirittura essere offensivi o indicare l’esatto opposto.

Il nostro corpo in modo meno certamente meno consapevole, comunica attraverso segnali che un decodificatore o semplicemente un attento osservatore, potrà facilmente distinguere con il grande vantaggio di riuscire a confrontarsi meglio, cambiare rotta quando ci si rende conto che in discorso non siamo ben capiti o il nostro eloquio è divenuto troppo a senso unico e aiutarci a comprendere meglio noi stessi!

Tra i numerosi gesti, impariamo a riconoscerne alcuni partendo dai segnali di gradimento, ovverossia quelli che indicano una piena disponibilità nell’ascolto, una propensione nei confronti del nostro interlocutore  e in ogni caso una forma di favorevole apertura verso una determinata situazione: i gesti e le posizioni dell’accoglienza.

Sedersi a gambe lievemente divaricate e un po’ protese verso l’interlocutore evidenziano che siamo propensi al confronto e non abbiamo alcun disagio in quella specifica situazione; un sorriso a bocca lievemente aperta evidenzia  una propensione all’ottimismo; se in compagnia di qualcuno il tronco del nostro corpo tende ad avvicinarsi nella sua  direzione, questo semplice posizionamento indica un elevato interesse verso ciò che si sta dicendo e più in generale, un’affinità di pensiero con  la persona o le argomentazioni trattate; una stretta a due mani, indica la propensione all’ accoglienza, socievolezza e tendenza alla fiducia.

Le mani aperte  e ben visibili quando parliamo indicano che non abbiamo nulla da nascondere, che ci mostriamo così come siamo. Quando in un discorso diciamo: “non ho nulla, guarda” mostriamo istintivamente le nostre mani aperte e allo stesso modo, posizioneremo inconsapevolmente i nostri organi prensili per avvalorare ciò che stiamo dicendo.

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Tiziana Barrella
Tiziana Barrella 120 posts

Avvocato del Foro di Santa Maria Capua Vetere. Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Giuridico Italiano. Segue numerose attività formative per alcune Università italiane. Svolge docenza e formazione per enti pubblici, privati e università. Profiler e studiosa di criminologia e psicologia comportamentale, nonché specializzata già da anni, nello studio della comunicazione non verbale e del linguaggio del corpo, con una particolare attenzione rivolta al significato in chiave criminologica delle azioni eterolesive ed autolesive, necessarie per la redazione di un profiling.

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