Magico è Babbo Natale, se una notte d’inverno un viaggiatore
– Oggi, di prima mattina, ho finalmente finito le decorazioni natalizie di casa. Ho aggiunto alcuni pastori al presepe, ho sistemato le illuminazioni sull’albero, ho appeso con un certo anticipo anche il vischio vicino la porta, non lontano dalla scopettina presa qualche anno fa a Piazza Navona. Ho avuto anche il tempo di sistemare qualche regalo sotto l’albero. Meglio farlo presto, con la luce del giorno. Di un giorno che oggi di luce ne vedrà poca, essendo il solstizio d’inverno, quando capita la notte più lunga dell’anno.
Il mio ritardo quest’anno nelle preparazioni è notevole: per tradizione tutto questo va iniziato non prima (ma direi neanche dopo) il giorno dell’Immacolata, l’otto di dicembre. Toglierò il tutto il sei di gennaio, perché come si sa l’epifania tutte le feste porta via.
Il coacervo di tradizioni, rituali e commemorazioni che consciamente o meno attuiamo in questo periodo è intricato e lungo. Naturalmente mi sto riferendo a chi segue la cerimonialità cristiana in un paese occidentale, anche se, con qualche variazioni neanche particolarmente profonda il discorso che intendo fare si può estendere ad altri contesti religiosi. Ad esempio, l’ebraica Hanukkah, la festa delle luci, che ricorda la consacrazione dell’altare nel Tempio di Gerusalemme, pur essendo una festa mobile, cade sempre intorno al solstizio invernale.
Perché è il solstizio il punto di partenza. Ho già avuto modo diverse volte di scrivere come la struttura del tempo e, quindi, calendariale nelle società dell’antichità classica e nelle società agrarie è di natura circolare ed è scandita dal susseguirsi delle stagioni che vengono segnalate attraverso i grandi eventi astronomici quali i solstizi e gli equinozi. Immaginate un cerchio e dividetelo in quattro quadranti uguali. I quattro punti saranno, appunto, i solstizi e gli equinozi, in opposizione. Un tempo, ma neanche così lontano come magari immaginiamo, questi eventi venivano celebrati in vario modo (ad esempio, l’uso del fuoco purificatorio è diffusissimo). Sempre per rimanere nell’antichità, i Saturnali venivano celebrati a Roma tra il 17 e il 23 dicembre, ed uno dei momenti rituali era lo scambio dei doni. Non entro in quel giochino mediatico circa quante divinità sarebbero nate il 25 dicembre: da un lato lo ritengo inutilmente offensivo e dall’altro assolutamente discutibile, vista l’assenza di informazione. Se da un lato pare certo che almeno Mithra e il Sol Invictus venisse celebrato in quella data, è altrettanto certo che non c’è nessun preciso riferimento biblico che indica una data o un’altra per la nascita di Cristo. Quello che è certo è che nel momento in cui si decide di celebrare la nascita della divinità si sceglie, non a caso, il periodo che segna la ripresa, o se volete, la nascita del nuovo tempo. L’efficacia simbolica di questa scelta è indiscutibile.
Andiamo avanti….Ci tengo a precisare che a me il presepe piace, e parecchio. Mi piace andare (per tempo e certamente non in questi giorni) a San Gregorio Armeno a comprare i miei pastori e soprattutto le mie muschetelle. Mi piace rispolverare la vecchia struttura di sughero, riempirla di muschio e poi delle varie figurine. E mi piace pensare a quella notte del 1223 quando Francesco d’Assisi, un santo che ho straordinariamente caro, decide di rievocare la nascita di Cristo, a Greggio.
E mi piace anche l’albero. Che però è una tradizione natalizia altra. Infatti appartiene alle celebrazioni celtiche per Yule, la festa del solstizio d’inverno per i paesi del Nord Europa. Un albero veniva decorato con raffigurazioni del sole appese ai rami e intorno ad esso si festeggiava a base di birra, cibo e … scambio di doni. Come celtica è la tradizione del vischio che per i Druidi era pianta raffigurante fortuna e prosperità. La leggenda scandinava parla della dea Freyja, che chiese aiuto a tutte le piante per proteggere il figlio Baltur, minacciato dal fratello Loki. Ma Freyja dimentica il vischio e proprio con una freccia di vischio Loki uccide il fratello. Freyja piange la morte di Baltur e le sue lacrime fanno riempire di bacche il vischio, che fanno risorgere Loki. Come ringraziamento la dea Freyja da allora cominciò a baciare, e a donare la sua protezione, tutti quelli che passavano sotto il vischio.
E mi piace pure scambiare i regali. Da piccolo io li ricevevo per l’epifania, me li portava la befana, quella vecchietta brutta come una strega e come una strega volava a cavallo di una scopa. Si, proprio quello che uso per protezione magica dietro la porta di casa. Ma poi col tempo tutto si è concentrato la mattina di Natale, col vecchio Babbo Natale che passando dal camino portava doni. Il vecchietto con la barba bianca è San Nicola (Saint Nicolaus, ovvero Santa Klaus), che nella tradizione nordica porta regali nella notte tra il 5 e il 6 dicembre. Ma diventa decisamente sovrappeso, vestito di rosso e ridanciano (Ho Ho Ho) da quando cominciano i commercial della Coca-Cola. Era il gennaio 1931 e a crearlo fu il grafico Haddon Sundbloom.
Forse non sono più i tempi in cui chi nasceva la notte di Natale era inevitabilmente strega se femmina e lupo mannaro se maschio. Forse, ma qui ne sono meno sicuro, non sono più i tempi in cui durante la messa della notte di Natale venivano trasmessi i saperi magici, come quelli relativi al malocchio. Forse.
Una cosa però è sicura, se quel coacervo sincretico di cui parlavo è innegabile, con la commistione di elementi religiosi di varia natura, con qualche tocco magico o consumistico, è altrettanto innegabile che questo periodo dell’anno, solstizio o meno, è da millenni un momento di festa. Godiamocela. Buon natale.
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